25April2024

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Itaca

   

Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.

    I Lestrigoni e i Ciclopi
    o la furia di Nettuno non temere,
    non sarà questo il genere di incontri
    se il pensiero resta alto e un sentimento
    fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
    In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
    né nell’irato Nettuno incapperai
    se non li porti dentro
    se l’anima non te li mette contro.

    Devi augurarti che la strada sia lunga.
    Che i mattini d’estate siano tanti
    quando nei porti - finalmente e con che gioia -
    toccherai terra tu per la prima volta:
    negli empori fenici indugia e acquista
    madreperle, coralli, ebano e ambre
    tutta merce fina, anche profumi
    penetranti d’ogni sorta; più profumi inebrianti che puoi,
    va in molte città egizie
    impara una quantità di cose dai dotti.

    Sempre devi avere in mente Itaca -
    raggiungerla sia il pensiero costante -
    Soprattutto, non affrettare il viaggio;
    fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
    metta piede sull’isola, tu, ricco
    dei tesori accumulati per strada
    senza aspettarti ricchezze da Itaca.
    Itaca ti ha dato il bel viaggio,
    senza di lei mai ti saresti messo
    sulla strada: che cos’altro ti aspetti?

    E se la trovi povero, non per questo Itaca ti avrà deluso.
    Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso già tu avrai
    capito ciò che Itaca vuole significare.

    (Costantino Kavafis)
     
Un genitore del Parini, mi ha segnalato una poesia significativa per i ragazzi: “Itaca” di Costantino Kavafis.

Questa è una poesia che conoscevo già perché era stata mandata da Beppe Severgnini ai ragazzi di Osio Sotto (Bg) in occasione del Capodanno di due anni fa e messa in prima pagina su “Italians” come augurio su richiesta di Don Michele Falabretti, direttore dell’Ufficio per gli Oratori della Diocesi di Bergamo.

 Beppe aveva esortato i giovane ad essere curiosi perché la curiosità permette di scoprire nuovi pregi, ad avere la capacità di cogliere la bellezza e la dimensione “artistica”della vita e dell’esperienza, a prestare attenzione a tutto quello che li circonda, a essere capaci di stupirsi che vuol dire capacità di trattenere, di coltivare e di fare spazio più a ciò che è bello che a ciò che non lo è.

Saper guardare con occhi diversi il mondo, le persone, le cose, i fatti e, perché no, anche se stessi. Il che significa non essere superficiali, non limitarsi alle apparenze, ma essere capaci di andare a fondo, quasi a sviscerare, le situazioni di ogni giorno e le questioni della vita.. Questa di sicuro è un’operazione non facile, tanto per gli adolescenti quanto per gli adulti perché richiede lo scrollarsi di dosso quella coperta pesante e fastidiosa del conformismo, della moda, dei pregiudizi che spesso soffocano la nostra mente.

Avere la capacità di saper cogliere la bellezza intorno a noi e saperla comprendere nei suoi vari aspetti. Il bello ci impressiona per primo, come se fossimo una pellicola fotografica, e ci lascia un segno evidente. Un bello che se da una parte deve essere universale, cioè riconosciuto da tutti, dall’altra parte deve avere in sé qualcosa che produce piacere ed è capace di sconvolgere gli occhi e l’animo di chi i ferma davanti ad ammirare. Sconfessare il famoso motto “non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace”, inteso come l’accettare incondizionatamente, senza andare troppo per il sottile, senza indagare, senza scendere troppo in fondo, penso che si sia rivelato un importante e inusuale punto interrogativo di partenza per portare i ragazzi , ma anche gli adulti a vedere la bellezza che c’è nel mondo, anche quella artistica, anche quella fatta dalla mano dell’uomo.

Va da sé che la bellezza fa nascere nell’animo lo stupore. Prendere coscienza e consapevolezza del bello, in modo da sviluppare una certa capacità di trattenere tutte le emozioni, le sensazioni, le situazioni e le cose belle che arrivano alla nostra persona. Soltanto educandosi a questo modo di fare, siamo in grado di incontrare lo stupore nella vita di tutti i giorni, siamo in grado di cogliere quello che è l’incanto, lo splendore della nostra esistenza. Perché, in fin dei conti, “non siamo noi a decidere di chi innamorarci”….

Beppe Severgnini, prima di presentare “Itaca”come augurio per il nuovo anno, sosteneva che “Si invecchia soltanto quando si smette di stupirsi: non prima. E si può invecchiare a diciott’anni, ed essere giovani a sessanta. Si è vecchi quando il cambiamento, il passaggio, il mutamento e il viaggio diventano fonte di irritazione e non motivo di meraviglia”.

Maria Luisa Sotgiu  (circa 2003)