28March2024

gerenzanoforum.it

La piazza di Gerenzano dal 2002

You are here: Home Storie Storia di Gerenzano Don Federico Fagnani, l'ultimo marchese di Gerenzano

Don Federico Fagnani, l'ultimo marchese di Gerenzano

Federico Fagnani, primogenito maschio di Giacomo Fagnani e Costanza Brusati nacque a Milano l’8 novembre 1775

ed ebbe due sorelle: Maria Emily Fagnani, detta Mie Mie, sorella maggiore nata a Londra nel 1771, forse da una relazione tra Costanza Brusati ed il duca di Queensberry e riconosciuta da Giacomo come figlia legittima. Mie Mie venne lasciata a Londra sotto la custodia di un membro della camera dei comuni, Gorge Selwyn e visse ricchissima tra Londra e Parigi; Antonia Fagnani, sorella minore nata nel 1778 e sposa di don Marco Arese Lucini, conte di Barlassina. Antonia, donna coltissima ed affascinante condusse una vita brillante ed e’ soprattutto nota per i suoi rapporti con Ugo Foscolo.
 
 Federico Fagnani studiò nel collegio dei nobili di Siena laureandosi in legge nel 1794. Tornato a Milano partecipò alla vita politica fino a diventare nel 1810  “auditore del Consiglio di Stato”. Nello stesso anno parti’ per la Russia degli zar dove rimase circa 6 mesi. Scrisse un resoconto del suo viaggio intitolandolo “Lettere scritte di Pietroburgo correndo gli anni 1810 e 1811 dal Marchese Federigo Fagnani”.
 
La prima edizione del libro venne pubblicata nel 1812, la seconda edizione, rivista ed “annotata” nel 1815 , venne preparata nella stamperia di Giovanni Bernardoni di Milano (vedi foto a lato). Don Federico descrive Pietroburgo dal punto di vista architettonico, le cautele che si praticano nella Russia per difendersi dal freddo, il bagno russo, i teatri e le conversazioni, l’ospedale dei dementi, i collegi di educazione, luoghi pii, la zecca e la banca imperiale.
 
Fagnani fece il suo viaggio in Russia, poco prima che scoppiasse la guerra del 1812 e, nel libro predisse con sorprendente esattezza .il disastroso esito della spedizione di Napoleone in Russia: “Il vostro Sovrano sconfiggerà i nostri eserciti………… Costretti a retrocedere, noi daremo il guasto ai paesi che abbandoneremo e li trasformeremo in deserti. Le piogge autunnali convertono le strade in pantani…….succedono da vicino le nevi ed i ghiacci che rendono poco meno che impossibile ogni militare intraprendimento”.
Il marchese Federico, dopo un breve periodo politico che lo amareggio’, si dedicò totalmente alla conduzione delle sue aziende agricole ed ai libri. Il marchese visse isolato (nella sua villa di Gerenzano) continuando a raccogliere libri e scrivere saggi (“La Notizia della Bigattaia Padronale della Fagnana”, “Osservazioni di economia campestre fatte nello stato di Milano” e la traduzione degli epigrammi di Marziale, ecc.).
Don Federico Fagnani morì, il mattino dell’8 ottobre 1840 lasciando tutti i suoi libri, disegni e stampe alla Biblioteca Ambrosiana. Il materiale giunto in Ambrosiana e’ costituito da piu’ di 23000 volumi, circa 16000 carte geografiche ed incisioni e piu’ di 4300 disegni ed oggetti.
 
Una valutazione artistica del materiale donato all’Ambrosiana ci è offerta dalla relazione stesa dall’ ingegnere Carlo Berra, già amministratore del marchese ed incaricato dagli esecutori testamentari di provvedere materialmente alla consegna:
 
“in quanto alle incisioni in rame il loro numero oltrepassa le sedicimila, che incorporate alle 44 mila già possedute dall’Ambrosiana presentano un insieme ragguardevole ed importante, e sommamente utili agli studiosi di belle arti. I disegni consegnati sommano a 4320, e tanto tra le prime, quanto tra i secondi riscontransi non pochi prezzi rari, di ottima conservazione, e originali. Una piccola collezione di medaglie, in metalli diversi, ed altri in piombi, alcuni capi d’arte, e tra diversi reputati quadri una testa rappresentante un antico filosofo d’ incomparabile pregio, ritenuta di Tiziano, ed un bellissimo Salvatore coronato di spine, in mosaico, con elegante corniciatura in bronzo di buon gitto (dono di un pontefice ad una allor regnante famiglia) passò con gli scaffali di ogni maniera ad impinguare le preziose raccolte che già possedeva in questi rami l’Alma Biblioteca Ambrosiana”.  
Federico Fagnani nomino’ primo esecutore testamentario il conte Giacomo Mellerio e lascio’ una larga parte della sua ricchissima sostanza ai Gesuiti riservando il dominio utile perpetuo di un fondo di quasi 10000 pertiche. Sulle sue ultime volonta’, che suscitarono una larga eco, Vincenzo Gioberti nel suo il Gesuita moderno scrisse: “Notissimo e’ il fatto del Marchese Fagnani vecchio avaro, ambizioso, astuto, pizzicante dell’incredulo e dell’ateista, epicureo in morale e non istoico in politica;…Costui, venuto in fine di morte, fece per indotta del conte Mellerio un lascito fiduciario di cinque o sei milioni di lire da rassegnarsi ai Gesuiti per fondare loro case e collegi in Lombardia, con grave danno degli eredi naturali…”. Gli eredi naturali erano “quella persona, o quelle persone, la quale o le quali per disposizione delle vigenti leggi mi sarebbero succedute se io non le avessi espressamente istituite eredi” cioe’ le sorelle Antonia e Maria Emily. Tra di loro ebbe successivamente luogo una lunga causa risoltasi solo nel 1884 (44 anni dopo l’apertura del testamento!). Per la legge di albinaggio i beni immobili finiranno ad Antonia, mentre i cospicui beni mobili saranno divisi in parti uguali tra i successori di Maria Emily e quelli di Antonia.
 
P.A. Gianni
 
Bibliografia:
La piccola mie mie, Giulio Bezzola e Franco Arese Lucini, Cariplo, 1985
Storia dell'Ambrosiana - L'Ottocento - Intesa Bci, 2001 Milano