19April2024

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Don Silvano, un piccolo grande prete

I gerenzanesi della mia generazione hanno conosciuto tre prevosti: don Banfi, don Alberio e don Pargoletti e quattro coadiutori: don Giovanni, don Giuseppe, don Giocondo e don Silvano.

Di tutti questi preti (a parte don Antonio Banfi di cui abbiamo un ricordo un po' sbiadito come di un nonno molto buono), don Silvano, familiarmente chiamato Don, e’, a mio parere, quello che i Gerenzanesi della mia generazione ricorderanno più a lungo.

Eppure la prima volta che lo vidi non mi fece una grande impressione, tutt'altro, tanto e’ vero che quando tornai a casa dissi a mia moglie (la frase me la ricordo ancora bene): incoeu u cunusu ul cugitur neuv ma u minga capi’ se l’e’ un pred o l’e’ un pistola". Mai giudizio fu più fallace. Altro che "pistola". Il pretino si e’ rivelato un pretone. Per dirla oggi con una frase cara a Bearzot dovrei dire che e un prete con gli attributi.

Fisicamente non molto alto, dal perenne sorriso, riflesso della sua anima schietta e’ leale, affabile e aperto a tutti sul piano umano, siano essi credenti o non (furono queste doti che mi trassero in errore e mi indussero a giudicarlo male) ma inflessibile sul piano dei principi.

E’ veramente un uomo di Dio che sa penetrare negli anfratti del cuore con buon senso e delicatezza. Le sue "prediche" mi attirano anche se, talvolta, sono un po’ "barocche" (ricordi Don l' inizio della predica della messa per la festa dell’Oratorio del 1979 che cominciava con le parole: oggi facciamo festa e al centro della festa poniamo Colui che e’ all'origine della festa ) perché m'infondono tanta fede e non sono noiose.

Il suo modo di pensare e di agire e’ univoco. Il suo modo d'essere e di agire li ritroviamo addirittura nella "Pacem in Terris", soprattutto laddove si fa la distinzione tra "errore"e "errante". E qui qualcuno magari si riconoscerà o capirà a chi mi riferisco.

Ha trasformato l'Oratorio in comunità viva di persone cercando di responsabilizzare maggiormente i genitori nell’impegno educativo e delegando a dei "laici", alla domenica mattina l’insegnamento del Vangelo e del catechismo per i bambini. Ha creato gli "incontri del giovedì" per noi genitori e ci ha condotto a riscoprire valori in cui credere e per cui battersi. Fra questi, ce ne sono due ai quali tiene in modo particolare: l’educazione e la famiglia.

Ti ricordi Don quante battaglie in scuola media abbiamo combattuto in campo educativo? Quante serate abbiamo organizzato con la partecipazione del prof. Angelillo e di altri esperti sempre sul tema dell’educazione?

Ci hai insegnato a recuperare il valore "famiglia" soprattutto come comunione: ragazzi, figli, sposati, nonni.

E qui mi sovviene un’altra delle tue frasi: vivere la comunità della famiglia e' "camminare insieme".

Sapendo che la società in cui viviamo non e’ altro che un concentrato di consumismo, prevaricazione e paura dell’altro, hai spinto alcuni genitori partecipanti agli incontri del giovedì a essere presenti nella realtà pubblica e sociale dove si programma il vivere sociale, portandovi il loro modo di vivere, di lavorare, di concepire la famiglia, di esprimere opinioni.

Caro Don, sei disinteressato fino all’eccesso (in dialetto "ta set un ciula"), sei sempre disponibile, hai instaurato un nuovo modo di gestire l’Oratorio: nel settembre del 1980 convocasti noi papà e mamme per sentire se volevamo continuare a fare la festa dell’Oratorio e in caso affermativo che "taglio" dare alla festa perché tu una festa tipo quella di Turate non te la sentivi di farla. Coglievi cioè ogni occasione per cercare di coinvolgere i genitori nell'Oratorio.

I risultati ti hanno dato ragione. I genitori vengono all’Oratorio e soprattutto hai recuperato la. fascia di giovani che va dai 15 ai 22 anni.

Hai creato la Comunità che non e’ una raccolta elitaria di "giusti", ma e’ formata da peccatori perdonati semplicemente disposti a perdonarsi a vicenda, hai organizzato Madesimo, hai portato la partecipazione all’Oratorio estivo a 250 e più ragazzi, hai avvicinato le famiglie, hai fatto in modo che i piu’ piccoli avessero un responsabile adulto nel gioco, hai creato l’Aurora basket, ogni martedì sera riesci a riempire la chiesa di giovani, organizzi le visite alle vecchiette a Saronno, hai scovato Boarezzo etc. etc.

Caro don, che grande prete sei! Ci hai ripetuto tante volte che solo Cristo e’ la risposta alle esigenze vere dell’uomo ma lo hai ripetuto con l’umiltà’ di chi sa di avere ricevuto in dono questa certezza e con la generosità di chi sa di essere responsabile perché questo dono della fede giunga anche agli altri. 

E quando in campo educativo vedevi noi genitori scoraggiati perché ottenevamo dei risultati inversamente proporzionali all’impegno profuso, ci consolavi dicendoci: non abbiate timore, il Padre vi giudicherà in base alle intenzioni e non in base ai risultati. Ringraziamo il Signore di averci dato un prete come te. La tua presenza e’ di valore inestimabile per Gerenzano e sono sicuro che continuerà a produrre frutti anche quando una eventuale "promozione" ti avrà staccato da noi (speriamo il più tardi possibile).

Caro don, grazie di cuore per tutto quello che hai fatto e fai per noi.

Gerenzano, 1984

Mario Carnelli