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Scuola italiana in Kazakistan: vi teniamo informati

Caro Beppe, cari Italians,
mentre voi in Italia discutete sulla riforma Moratti, noi stiamo inventando con tenacia ed entusiasmo una scuola «non istituzionale», per la divulgazione della nostra lingua in una terra così lontana, il Kazakistan.

Siamo tecnici italiani di una compagnia petrolifera e nelle ore libere dal lavoro diventiamo «maestri» d'italiano. Affrontiamo problemi organizzativi inimmaginabili in Italia. Lavoriamo quattro settimane in Kazakistan e quattro in Italia e le nostre direttrici, Natasha ed Elena, due bravissime ragazze kazake, che hanno imparato l'italiano dai missionari salesiani a Karaganda e privatamente ad Almaty, fanno i salti mortali per non lasciare gli studenti, anche solo per una sera, senza maestri. L'ideatore della scuola, Gianluca Chiarenza, ha finito il suo contratto di lavoro ad Aksai ed è tornato in Italia a malincuore. Ora la sfida è sempre più grande: pur con allegria e con la consapevolezza di non essere insegnanti, vorremmo migliorare la qualità dell'insegnamento. Alcuni di noi, a dire il vero, ci stanno prendendo gusto. Abbiamo scoperto che insegnare è bello, anzi bellissimo, soprattutto ai nostri studenti, così pieni di i entusiasmo e desiderosi di imparare la nostra storia, la nostra arte, la nostra letteratura. Il sistema sovietico avrà fatto danni irreparabili in molti campi, ma ha educato in tutti il gusto della cultura, della lettura, del sapere. Pensate, leggiamo anche Dante, Petrarca, Collodi e Calvino ai nostri studenti.
Con Maria Luisa Sotgiu, fiume in piena irrefrenabile che ci ha scovati nella steppa grazie a "Italians", abbiamo costruito il «Giornalino» sul nostro sito internet Aksaicultura.com. Con il sistema del passaparola tra Italians arrivano racconti mandati da tutto il mondo. Anche una scuola media italiana ci ha scoperti. Da Cerro Maggiore, in provincia di Milano, i ragazzi inviano proverbi italiani per trovare similitudini con la lingua russa e kazaka. Abbiamo scoperto che «meglio un uovo oggi che una gallina domani» in russo si dice «meglio una cinciallegra in mano che una gru in cielo». Non vi sembra bello?

 

Pier Angelo Gianni

La risposta di Beppe:

 
Trapela entusiasmo: buon segno, e complimenti. Teneteci informati sull'Aksaicultura, e salutateci Elena e Natasha (P.s. Mi piace l'espressione «meglio una cinciallegra in mano che una gru in cielo». La sottoporrò al ministro Lunardi e a quelli che vogliono fare il ponte sullo Stretto. Ma ci sono ancora cinciallegre, da quelle parti, o le cincie sono tutte tristi?).
 
  10 Marzo 2004