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Un Natale Diverso

25 Dicembre 2003, e' Natale anche in Kazakhstan. Oggi si lavora mezza giornata, il progetto non si puo' fermare. Alcuni di noi hanno avuto la possibilita' di passare un Natale diverso, molto diverso.

Siamo andati all'orfanotrofio di Burlin, capoluogo di questa regione al confine con la Russia siberiana. All'orfanotrofio ci sono 41 bambini abbandonati dai genitori che lottano giorno dopo giorno per crescere e diventare adulti. Essere orfani in Italia e' una tragedia, immaginatevi esserlo in mezzo alla steppa.

Si parte dal campo di Aksai per la citta' di Burlin (35 chilometri di distanza). Fa freddo, Babbo natale, Anne, "scottish" purosangue, cuore d'oro ed ideatrice dell'iniziativa, tutti noi veniamo salutati dalla guardia che lascia passare il nostro pulmino carico di doni per i bambini dell'orfanotrofio. Anne e Gulmera hanno preparato scrupolosamente dei regali per ogni bambino, nessuno escluso. Di notte ha nevicato, la strada e' ghiacciata e procediamo con cautela finche' non vediamo in lontananza Burlin. Non aspettatevi una citta'. E' un paese di case basse di legno, le strade sono bianche, in piazza c'e' un vecchio monumento sovietico, un povero mercato di mercanzia varia e vestiti e, in fondo alla citta', l'orfanatrofio.
 
L'orfanatrofio e' funzionante dal Settembre di quest'anno, e' nuovo come istituzione, non come stabile. I bambini ci vedono arrivare, sono impazienti ed escono per strada a salutarci. Si sono preparati per  l'occasione e sono tutti mascherati. Volti di ragazzi duri, abituati a sopravvivere, volti gentili e timidi come tanti passerotti in mezzo alla neve,  occhi che ti scrutano, si chiedono chi sei e perche' tra di noi qualcuno e' vestito di rosso con la barba bianca. Tanta tenerezza, tanto bisogno d'amore.

Facciamo una foto di gruppo nell'atrio poi andiamo verso il loro soggiorno addobbato con un albero di Natale e tanti disegni alle pareti. Una bambina ci offre il pane con il sale, segno di ospitalita'. Ogni bambino dice una poesia e Babbo natale consegna a loro i doni.  Poi c'e' la gioia dei doni. Bambini che non hanno mai avuto niente dalla vita se ne vanno via barcollanti sotto i pacchi con dei giocattoli che i nostri figli hanno scartato.

Se ne vanno sul loro letto e con impazienza li aprono. Si percepisce lo stupore, la gioia del ricevere un regalo. Tanti visi contenti, forse frastornati, forse increduli. Nei loro occhi c'e' una espressione che non so descrivere. Ma e' bella. Finalmente c'e' confusione nelle loro camerate spoglie.
I bambini si sono eclissati nelle camerate a godersi i giochi. Salutiamo gli eroici responsabili dell'orfanotrofio. Si ritorna ad Aksai senza parlare, muti, non ci sono parole. Ritorneremo.

PA Gianni (2003)