28March2024

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La curtis di Gerenzano contesa

La carta Commutationis del Marzo 1174 e’ considerata il documento storico piu’ antico che parla di Gerenzano. Si tratta della vendita della “curtis di Gerenzano” da parte del monastero di S. Pietro in Ciel d’oro in Pavia alla famiglia Mainerii, nobili milanesi. Di questo ne abbiamo gia’ parlato in “L’Abate di Pavia, l’ Imperatore e Gerenzano”

 

Un nuovo tassello si aggiunge alla storia, convalidando l’ipotesi di fondo: l’abate di Pavia, legato all’ Imperatore tedesco Federico Barbarossa, vendette Gerenzano perche’ forse intuiva che i suoi possedimenti sarebbero stati difficilmente gestibili con le nuove forze politiche e militari emergenti, il comune di Milano e la Lega Lombarda.

Praticamente l’anno 1174 sancisce definitivamente il declino della “Curtis di Gerenzano”, originariamente un’importante e strategico possedimento longobardo legato all’Imperatore, e l’ascesa di Saronno, alleata dei Milanesi.

Nel documento del Marzo 1174 una particolare clausola ci incuriosisce: L’obbligo periodico dei Mainerii di compensare in natura i monaci della chiesa di San Martino, ultimo possedimento pavese in Gerenzano. Questo impegno, molto probabilmente , era uno stratagemma dell'abate di Pavia per “tenere il piede in due scarpe”.

Fra le pergamene conservate all’Universita’ di Pavia se ne trova una seconda chiamata “Carta finis et transactionis” datata 21 Aprile 1178. I canonici della chiesa di San Pietro di Gerenzano rinunciano alle donazioni in natura che i monaci della chiesa di San Martino davano loro. Inoltre i canonici della chiesa di S. Pietro di Gerenzano garantiscono il monastero di San Martino contro i “danni che potrebbero venire dai Mainerii di Milano”

Le date sono significative:

Settembre1174
Federico Barbarossa scende per la quinta volta in Italia e tenta di conquistare Alessandria.

Nel Marzo 1174, circa 6 mesi prima che Barbarossa scendesse in Italia per “farla finita” con i comuni ribelli, il previdente e “preveggente” abate di Pavia vende Gerenzano ai Milanesi.

29 maggio 1176
Vittoria di Legnano e nascita ufficiale del Comune. La battaglia è vinta soprattutto dai Milanesi, che costringono la Lega ad accettare la preminenza della città; Milano ne approfitterà per perseguire i propri interessi di potenza regionale.

A Gerenzano i monaci, odiosi imperiali, della chiesa di San Martino incominciano ad avere problemi con i Mainerii, milanesi vincitori e nuovi padroni.

24 luglio 1177
Pace di Venezia tra imperatore e papa. Viene decisa una tregua di sei anni fra Comuni e impero.

30 luglio 1178
Solenne riconciliazione fra papa Alessandro III e Federico Barbarossa ad Arles.

Nell’Aprile 1178, nove mesi dopo la tregua fra l’Imperatore ed il Papa e tre mesi prima della riconciliazione definitiva tra loro due, l’abate di Pavia riesce a farsi cancellare l'ultimo impegno (dare pane, vino e frutti ai canonici di san Pietro) ed a farsi proteggere l'ultimo possedimento rimasto a Gerenzano (il monastero di San Martino). Non poteva fare altrimenti, la storia aveva sancito la definitiva spartizione del territorio. Saronno, possedimento milanese di lunga data, diventa con il suo mercato il fulcro della vita economica della zona, Gerenzano perde importanza.


Carta finis et transactionis

1178 aprile 21, Milano

Pesce prete, Alberico diacono nonché Guido, Giovanni, Sacco chierici e canonici della chiesa di S. Pietro di Gerenzano, alla presenza di Ariprando giudice, eletto avvocato in questa causa, rinunziano a titolo di transazione in favore di Giovanni, monaco del monastero di S. Pietro in Ciel d'Oro, che agisce a nome dello stesso monastero e della chiesa di S. Martino di Gerenzano da esso dipendente, a tutti i redditi e a quanto di pane, di vino e di frutti il monastero era solito dare nelle vigilie di s. Matteo apostolo e di s. Martino ai canonici; questi ultimi danno guadia (protezione?) nei riguardi del monastero e in particolare lo garantiscono dal danno che potrebbe venire dai Mainerii di Milano; in cambio di ciò Giovanni monaco consegna alla controparte un brevilegium sententie emesso da Oberto, arcivescovo di Milano, tramite Galdino cancelliere. La transazione avviene per disposizione di Anselmo, prete della chiesa di S. Maria Podone, arbitro eletto dalle parti.

La pergamena è in discreto stato di conservazione, nonostante l'usura lungo le antiche piegature e un certo scolorimento dell'inchiostro.
 

Giovanni de Villarasca monaco, che agisce qui a nome del monastero, va identificato con l'omonimo Giovanni che risulta occupare la carica abbaziale tra il 1162 e il 1168

Questo documento va letto tenendo conto della carta commutationis del 1174 marzo 20

Trascrizione in latino medioevale del documento:

Anno dominice incarnationis millesimo centesimo septuagesimo octavo, undecimo kalendas madii, indictione undecima. Finem nomine transactionis fe|cerunt dominus Piscis presbiter et Albericus diaconus et Guido et Iohannes et Sachus, omnes clerici et canonici ecclesie Sancti Petri de loco Gerenzano , ibi | astante et laudante Hariprando iudice, avocato electo in hoc negotio tantum, in domino Iohanne, monacho monasterii Sancti Petri in Celo Aureo | de civitate Papie, ad partem ipsius monasterii et ad partem ecclesie Sancti Martini suprascripti loci Gerenzani que est iuris suprascripti monasterii, nominative de omni illo redditu et penditio de pane et vino ac fructibus vel aliis redditibus que ipsum monasterium pro se vel pro suprascripta ecclesia suprascripti Sancti Martini vel | in earum rebus solitum erat dare suprascriptis canonicis vel aliis pro eis in vigilia Sancti Mathie apostoli et in vigilia Sancti Martini, ita quod deinceps suprascripti | canonici et Petrus frater eorum et eorum successores et pars suprascripte ecclesie Sancti Petri suprascripti loci non habent agere nec causari ullo modo contra suprascriptum mona|sterium vel ecclesiam suprascripti Sancti Martini vel earum possessiones, sed omni tempore taciti et contenti permanebunt in pena librarum decem denariorum novorum Mediolanensium; | et insuper suprascripti presbiter et canonici dederunt guadiam, obligando omnes suas res, quisque in solidum, eidem domino Iohanni ad partem suprascripti monasterii quod ipsi et eorum | successores et pars sue ecclesie taciti et contenti ut supra legitur permanebunt; et si suprascriptum monasterium aliquod dampnum de iure passum fuerit per placitum | quod ei dederint illi qui dicuntur Mainerii de civitate Mediolani , totum restaurare debent sub eadem obligatione suarum rerum. Et propter hoc ipse | Iohannes monachus dedit eis quoddam brevilegium sententie a domino Oberto Mediolanensi archiepiscopo per Galdinum canzelarium late. Et hanc transactionem | fecerunt iussu domini Anselmi presbiteri ecclesie Sancte Marie Podonis , in quo ambe partes hoc posuerant, quia sic inter eos convenit . Actum Mediolani.

Signum (e) + manus suprascripti Hariprandi iudicis qui avocatus fuit electus, qui hanc cartam laudavit.

Signum + manus Oprandi Brachi et Loterii Salionis et suprascripti Hariprandi testium.

Ego Redaldus qui dicor de Senago notarius sacri palatii hanc cartam finis, transactionis tradidi et scripsi.

 

Edizione a cura di: Maria Antonietta Casagrande Mazzoli

Codifica a cura di: Gianluca Vandone