Viaggi https://www.gerenzanoforum.it/index.php 2024-05-02T01:34:30+00:00 Joomla! - Open Source Content Management I Negozi di Schiphol 2013-11-20T23:45:48+00:00 2013-11-20T23:45:48+00:00 https://www.gerenzanoforum.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=113:i-negozi-di-schiphol&Itemid=565 Redazione gianni_pa@gerenzanoforum.it <div class="K2FeedImage"><img src="https://www.gerenzanoforum.it/media/k2/items/cache/85b62d4a27ea43297eb1ab349b6e06c6_S.jpg" alt="esposzione di piccoli zoccoli a schiphol" /></div><div class="K2FeedIntroText"><p>Lunedi' 29 Dicembre 2003, ieri ha nevicato all'aereoporto della Malpensa che, rimanendo  chiuso, ha causato ritardi in tutto il traffico aereo europeo.</p> </div><div class="K2FeedFullText"> <p> Aereoporto di Schiphol, Amsterdam, Olanda, il ritardo e' di almeno 7 ore, aspettare e' noioso per tutti. Ci si guarda attorno, si va al ristorante, si sonnecchia, si legge, si guarda questo microcosmo multietnico in viaggio, ci si annoia. L'unica grande risorsa di questi immensi "hub" e' lo "shopping". A Schiphol c'e' di tutto, non esiste un prodotto pregiato prodotto dall'uomo che non si possa comperare. <br />Quanto costa un diamante a Schiphol? La signora me ne fa vedere uno, dice che e' il piu' caro che ha: 33000 euro! Non si preoccupi, mi dice la gentilissima e raffinata commessa, ce n'e' uno da un carato a solo 5660 euro, e' un affare, lo comperi.</p> <p>Quanto costa un etto di caviale iraniano? Circa 160 euro. La commessa consiglia di comperare anche il cucchiaino d'osso, spiega che serve per non alterare il sapore delicatissimo di queste piccole scure uova di storione.</p> <p>Quanto si guadagna vendendo caviale? In Iran un etto di caviale di prima qualita' costa circa 25 euro, in Russia, del caviale meno buono, circa 10 - 15 euro. Fate voi i conti.</p> <p>A schiphol vendono anche prodotti "normali" ma esposti come solo un pittore o un artista della comunicazione e' in grado di fare. I negozi di fiori sono come quadri con grandi pennellate di giallo, rosso, verde, oro, rosa. I negozi che vendono prodotti alimentari sono stracormi di formaggi coloratissimi, di salmoni, di pate', vini.</p> <p>il "sushi bar" giapponese, asettico ed essenziale come una sala chirurgica, si riempie continuamente di nuovi clienti. negli "internet point" si controlla la "mail box". Le ore passano, piove, finalmente ci si incammina verso il "check-in" ed il lungo corridoio che porta all'aereo. Si ritorna nella normalita' avendo comperato solo un mazzo di tulipani. Malpensa ci aspetta, poi Gerenzano. Sono in taxi, passo per il centro, mi guardo attorno e vedo i nostri negozi, non dico diamanti o caviale, ma almeno che i proprietari siano sorridenti, le vetrine allegre, luminose e curate.</p> <p>Pier Angelo Gianni</p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/schiphol/schiphol.jpg" border="0" alt="" title="L'arrivo a schiphol" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/schiphol/diamonds.jpg" border="0" alt="" title="diamanti" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/schiphol/diamonds_sale.jpg" border="0" alt="" title="Il prezzo dei diamannti" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/schiphol/miss_diamonds.jpg" border="0" alt="" title="la commessa dei diamanti" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/schiphol/caviar.jpg" border="0" alt="" title="caviale" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/schiphol/caviar_sale.jpg" border="0" alt="" title="il prezzo del caviale" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/schiphol/cheese.jpg" border="0" alt="" title="formaggio olandese" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/schiphol/choccolats.jpg" border="0" alt="" title="cioccolatini" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/schiphol/sushi.jpg" border="0" alt="" title="sushi bar" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/schiphol/sushi2.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/schiphol/internet.jpg" border="0" alt="" title="internet point" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/schiphol/tricicle.jpg" border="0" alt="" title="Triciclo di una marca di birra olandese" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/schiphol/tulips.jpg" border="0" alt="" title="tulipani" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/schiphol/statuette.jpg" border="0" alt="" title="statuette natalizie" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/schiphol/gates.jpg" border="0" alt="" title="verso il gate" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/schiphol/schiphol_amsterdam.jpg" border="0" alt="" title="fuori piove" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/schiphol/tunnel.jpg" border="0" alt="" title="nel tunnel " /></p> <p> </p> <p><br /> </p> <p> </p></div> <div class="K2FeedImage"><img src="https://www.gerenzanoforum.it/media/k2/items/cache/85b62d4a27ea43297eb1ab349b6e06c6_S.jpg" alt="esposzione di piccoli zoccoli a schiphol" /></div><div class="K2FeedIntroText"><p>Lunedi' 29 Dicembre 2003, ieri ha nevicato all'aereoporto della Malpensa che, rimanendo  chiuso, ha causato ritardi in tutto il traffico aereo europeo.</p> </div><div class="K2FeedFullText"> <p> Aereoporto di Schiphol, Amsterdam, Olanda, il ritardo e' di almeno 7 ore, aspettare e' noioso per tutti. Ci si guarda attorno, si va al ristorante, si sonnecchia, si legge, si guarda questo microcosmo multietnico in viaggio, ci si annoia. L'unica grande risorsa di questi immensi "hub" e' lo "shopping". A Schiphol c'e' di tutto, non esiste un prodotto pregiato prodotto dall'uomo che non si possa comperare. <br />Quanto costa un diamante a Schiphol? La signora me ne fa vedere uno, dice che e' il piu' caro che ha: 33000 euro! Non si preoccupi, mi dice la gentilissima e raffinata commessa, ce n'e' uno da un carato a solo 5660 euro, e' un affare, lo comperi.</p> <p>Quanto costa un etto di caviale iraniano? Circa 160 euro. La commessa consiglia di comperare anche il cucchiaino d'osso, spiega che serve per non alterare il sapore delicatissimo di queste piccole scure uova di storione.</p> <p>Quanto si guadagna vendendo caviale? In Iran un etto di caviale di prima qualita' costa circa 25 euro, in Russia, del caviale meno buono, circa 10 - 15 euro. Fate voi i conti.</p> <p>A schiphol vendono anche prodotti "normali" ma esposti come solo un pittore o un artista della comunicazione e' in grado di fare. I negozi di fiori sono come quadri con grandi pennellate di giallo, rosso, verde, oro, rosa. I negozi che vendono prodotti alimentari sono stracormi di formaggi coloratissimi, di salmoni, di pate', vini.</p> <p>il "sushi bar" giapponese, asettico ed essenziale come una sala chirurgica, si riempie continuamente di nuovi clienti. negli "internet point" si controlla la "mail box". Le ore passano, piove, finalmente ci si incammina verso il "check-in" ed il lungo corridoio che porta all'aereo. Si ritorna nella normalita' avendo comperato solo un mazzo di tulipani. Malpensa ci aspetta, poi Gerenzano. Sono in taxi, passo per il centro, mi guardo attorno e vedo i nostri negozi, non dico diamanti o caviale, ma almeno che i proprietari siano sorridenti, le vetrine allegre, luminose e curate.</p> <p>Pier Angelo Gianni</p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/schiphol/schiphol.jpg" border="0" alt="" title="L'arrivo a schiphol" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/schiphol/diamonds.jpg" border="0" alt="" title="diamanti" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/schiphol/diamonds_sale.jpg" border="0" alt="" title="Il prezzo dei diamannti" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/schiphol/miss_diamonds.jpg" border="0" alt="" title="la commessa dei diamanti" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/schiphol/caviar.jpg" border="0" alt="" title="caviale" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/schiphol/caviar_sale.jpg" border="0" alt="" title="il prezzo del caviale" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/schiphol/cheese.jpg" border="0" alt="" title="formaggio olandese" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/schiphol/choccolats.jpg" border="0" alt="" title="cioccolatini" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/schiphol/sushi.jpg" border="0" alt="" title="sushi bar" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/schiphol/sushi2.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/schiphol/internet.jpg" border="0" alt="" title="internet point" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/schiphol/tricicle.jpg" border="0" alt="" title="Triciclo di una marca di birra olandese" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/schiphol/tulips.jpg" border="0" alt="" title="tulipani" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/schiphol/statuette.jpg" border="0" alt="" title="statuette natalizie" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/schiphol/gates.jpg" border="0" alt="" title="verso il gate" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/schiphol/schiphol_amsterdam.jpg" border="0" alt="" title="fuori piove" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/schiphol/tunnel.jpg" border="0" alt="" title="nel tunnel " /></p> <p> </p> <p><br /> </p> <p> </p></div> La colonia Guell, un esempio di recupero urbanistico 2013-11-13T01:27:26+00:00 2013-11-13T01:27:26+00:00 https://www.gerenzanoforum.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=103:la-colonia-guell-un-esempio-di-recupero-urbanistico&Itemid=565 Redazione gianni_pa@gerenzanoforum.it <div class="K2FeedImage"><img src="https://www.gerenzanoforum.it/media/k2/items/cache/aaa036e4cb16038f90e128d8e39c714f_S.jpg" alt="La colonia Guell, un esempio di recupero urbanistico" /></div><div class="K2FeedIntroText"><p>La Colonia Guell è uno degli esempi più belli di recupero architettonico di un complesso industriale risalente alla fine del XIX secolo.</p> </div><div class="K2FeedFullText"> <p>Si trova in Spagna a circa 30 km da Barcellona e comprende l' ex tessitura, la zona residenziale e la cripta della chiesa incompiuta di Antoni Gaudì. Tutto il complesso è stato dichiarato dalla Spagna Sito di interesse storico ed artistico. In origine la tessitura  era di proprietà della famiglia Guell che costruì attorno alla fabbrica il villaggio operaio e la chiesa. Gaudì venne chiamato per la chiesa che non completò fermandosi alla cripta.  Colpisce per la sua struggente bellezza e semplicità, è il prototipo della Sagrada Famiglia e di questa ha tutti i caratteri salienti.</p> <p>Il recupero del complesso industriale è stato fatto rispettando l'uso originario dei capannoni che sono tutt'ora usati per fini industriali. Non più una grande tessitura ma piccole realtà artigianali ed industriali. Questa scelta ha permesso di mantenere intatto il tessuto sociale del villaggio che non ha subito lo shock della chiusura della tessitura, anzi ne ha sfruttato le infrastrutture lasciate libere generando lavoro, benessere e cultura. Parlare delle occasioni perdute alla De Angeli ed alla NIVEA di Gerenzano è fin troppo banale.</p> <p>Ci resta solo da guardare impotenti gli interventi edilizi che stanno portando migliaia di persone in un'area di Gerenzano che era destinata da sempre all'industria ed al lavoro.</p> <p>Pierangelo Gianni   (23 Agosto 2007)</p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/guell/spagna_07-010.jpg" border="0" alt="" title="Il complesso industriale restaurato" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/guell/spagna_07-013.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/guell/spagna_07-015.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/guell/spagna_07-016.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/guell/spagna_07-007.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/guell/spagna_07_1-282.jpg" border="0" alt="" title="la zona residenziale della colonia Guell" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/guell/spagna_07_1-283.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/guell/spagna_07_1-284.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/guell/spagna_07_1-309.jpg" border="0" alt="" title="La cripta di Antoni Gaudì, bellissima" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/guell/spagna_07_1-305.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/guell/spagna_07_1-294.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/guell/spagna_07_1-298.jpg" border="0" alt="" /></p></div> <div class="K2FeedImage"><img src="https://www.gerenzanoforum.it/media/k2/items/cache/aaa036e4cb16038f90e128d8e39c714f_S.jpg" alt="La colonia Guell, un esempio di recupero urbanistico" /></div><div class="K2FeedIntroText"><p>La Colonia Guell è uno degli esempi più belli di recupero architettonico di un complesso industriale risalente alla fine del XIX secolo.</p> </div><div class="K2FeedFullText"> <p>Si trova in Spagna a circa 30 km da Barcellona e comprende l' ex tessitura, la zona residenziale e la cripta della chiesa incompiuta di Antoni Gaudì. Tutto il complesso è stato dichiarato dalla Spagna Sito di interesse storico ed artistico. In origine la tessitura  era di proprietà della famiglia Guell che costruì attorno alla fabbrica il villaggio operaio e la chiesa. Gaudì venne chiamato per la chiesa che non completò fermandosi alla cripta.  Colpisce per la sua struggente bellezza e semplicità, è il prototipo della Sagrada Famiglia e di questa ha tutti i caratteri salienti.</p> <p>Il recupero del complesso industriale è stato fatto rispettando l'uso originario dei capannoni che sono tutt'ora usati per fini industriali. Non più una grande tessitura ma piccole realtà artigianali ed industriali. Questa scelta ha permesso di mantenere intatto il tessuto sociale del villaggio che non ha subito lo shock della chiusura della tessitura, anzi ne ha sfruttato le infrastrutture lasciate libere generando lavoro, benessere e cultura. Parlare delle occasioni perdute alla De Angeli ed alla NIVEA di Gerenzano è fin troppo banale.</p> <p>Ci resta solo da guardare impotenti gli interventi edilizi che stanno portando migliaia di persone in un'area di Gerenzano che era destinata da sempre all'industria ed al lavoro.</p> <p>Pierangelo Gianni   (23 Agosto 2007)</p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/guell/spagna_07-010.jpg" border="0" alt="" title="Il complesso industriale restaurato" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/guell/spagna_07-013.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/guell/spagna_07-015.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/guell/spagna_07-016.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/guell/spagna_07-007.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/guell/spagna_07_1-282.jpg" border="0" alt="" title="la zona residenziale della colonia Guell" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/guell/spagna_07_1-283.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/guell/spagna_07_1-284.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/guell/spagna_07_1-309.jpg" border="0" alt="" title="La cripta di Antoni Gaudì, bellissima" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/guell/spagna_07_1-305.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/guell/spagna_07_1-294.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/guell/spagna_07_1-298.jpg" border="0" alt="" /></p></div> Check Point Charlie nel 1961 2013-11-13T00:58:30+00:00 2013-11-13T00:58:30+00:00 https://www.gerenzanoforum.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=102:check-point-charlie-nel-1961&Itemid=565 Redazione gianni_pa@gerenzanoforum.it <div class="K2FeedImage"><img src="https://www.gerenzanoforum.it/media/k2/items/cache/75b44b0e9c2e5d305fa323c6c51d3476_S.jpg" alt="Check Point Charlie nel 1961" /></div><div class="K2FeedIntroText"><p>In Europa c'è una ferita difficile da risanare: il muro di Berlino.</p> </div><div class="K2FeedFullText"> <p>Con la sua caduta nel novembre del 1989 ha cancellato la guerra fredda caratterizzata dalla contrapposizione muscolare tra gli Stati Uniti e la Russia. Sono passati  24 anni ma Berlino ha mantenuto in parte quell'atmosfera, sebbene si stia facendo un lavoro enorme per ricucire le due Germanie. <br />Ora il muro è diventato una tappa obbligatoria per chi va a Berlino: Ci sono visite guidate, gadget, un museo e i turisti che si fanno fotografare davanti al check point Charlie, unico punto di contatto tra est e ovest per circa trenta anni dal 1961 al 1989, davanti alla porta di Brandeburgo e ai resti del muro pieno di murales.</p> <p>Pierangelo Gianni     Gerenzano, 7 Luglio 2013</p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/berlino/IMG_0333.jpg" border="0" alt="" title="Check point Charlie di notte, sotto la pioggia" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/berlino/IMG_0327.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/berlino/IMG_0332.jpg" border="0" alt="" title="Soldato Americano" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/berlino/IMG_0330.jpg" border="0" alt="" title="Soldato della DDR" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/berlino/IMG_0302.jpg" border="0" alt="" title="Il muro di Berlino" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/berlino/IMG_0081.jpg" border="0" alt="" title="Un cippo a memoria del tracciato del muro" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/berlino/IMG_0055.jpg" border="0" alt="" title="Porta di Brandeburgo" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/berlino/IMG_0060.jpg" border="0" alt="" title="Monumento ai caduti sovietici della II guerra mondiale" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/berlino/IMG_0117.jpg" border="0" alt="" title="La torre della televisione simbolo della Germania dell'est" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/berlino/IMG_0032.jpg" border="0" alt="" title="Palazzo della Mercedes, simbolo della Germania dell'ovest" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/berlino/IMG_0025.jpg" border="0" alt="" title="Memorial church, simbolo della guerra fredda" /></p> <p><br /> </p></div> <div class="K2FeedImage"><img src="https://www.gerenzanoforum.it/media/k2/items/cache/75b44b0e9c2e5d305fa323c6c51d3476_S.jpg" alt="Check Point Charlie nel 1961" /></div><div class="K2FeedIntroText"><p>In Europa c'è una ferita difficile da risanare: il muro di Berlino.</p> </div><div class="K2FeedFullText"> <p>Con la sua caduta nel novembre del 1989 ha cancellato la guerra fredda caratterizzata dalla contrapposizione muscolare tra gli Stati Uniti e la Russia. Sono passati  24 anni ma Berlino ha mantenuto in parte quell'atmosfera, sebbene si stia facendo un lavoro enorme per ricucire le due Germanie. <br />Ora il muro è diventato una tappa obbligatoria per chi va a Berlino: Ci sono visite guidate, gadget, un museo e i turisti che si fanno fotografare davanti al check point Charlie, unico punto di contatto tra est e ovest per circa trenta anni dal 1961 al 1989, davanti alla porta di Brandeburgo e ai resti del muro pieno di murales.</p> <p>Pierangelo Gianni     Gerenzano, 7 Luglio 2013</p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/berlino/IMG_0333.jpg" border="0" alt="" title="Check point Charlie di notte, sotto la pioggia" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/berlino/IMG_0327.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/berlino/IMG_0332.jpg" border="0" alt="" title="Soldato Americano" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/berlino/IMG_0330.jpg" border="0" alt="" title="Soldato della DDR" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/berlino/IMG_0302.jpg" border="0" alt="" title="Il muro di Berlino" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/berlino/IMG_0081.jpg" border="0" alt="" title="Un cippo a memoria del tracciato del muro" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/berlino/IMG_0055.jpg" border="0" alt="" title="Porta di Brandeburgo" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/berlino/IMG_0060.jpg" border="0" alt="" title="Monumento ai caduti sovietici della II guerra mondiale" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/berlino/IMG_0117.jpg" border="0" alt="" title="La torre della televisione simbolo della Germania dell'est" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/berlino/IMG_0032.jpg" border="0" alt="" title="Palazzo della Mercedes, simbolo della Germania dell'ovest" /></p> <p><img class="caption" src="images/stories/viaggi/berlino/IMG_0025.jpg" border="0" alt="" title="Memorial church, simbolo della guerra fredda" /></p> <p><br /> </p></div> Luanda, Angola 2013-11-10T03:08:14+00:00 2013-11-10T03:08:14+00:00 https://www.gerenzanoforum.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=101:luanda-angola&Itemid=565 Redazione gianni_pa@gerenzanoforum.it <div class="K2FeedImage"><img src="https://www.gerenzanoforum.it/media/k2/items/cache/c1011ef61ed9937904f4938c63d014ea_S.jpg" alt="Luanda, Angola" /></div><div class="K2FeedIntroText"><p>Il volo per Luanda è partito un’ora di ritardo alle 22,30 da Lisbona. Mi hanno detto che è normale. L’aereo è pieno, sia in classe business che in economica. La nostra hostess, filiforme ed alta, mi ricorda tanto Olivia di Braccio di Ferro, con più grazia.</p> </div><div class="K2FeedFullText"> <p> </p> <p>Noccioline, vitello, le solite cose di plastica che danno in aereo, ben servite, ma sempre  finte, porto, caffé, poi dormo dopo aver finito un cruciverba di Bartezzaghi. Il volo è lungo, più di sette ore.   Il mio vicino di posto è una tomba, nessuno parla, è notte e tutti dormono.</p> <p>All’alba arriviamo in vista della costa Angolana. Luanda dall’alto è particolare, è Africa. Con l’aereo ci si avvicina dal mare e dall’oblò si vede una stretta spiaggia sabbiosa sormontata da un’alta falesia che delimita l’altopiano angolano; Mentre ci si avvicina alla pista d'atterraggio si vedono a perdita d’occhio basse casupole e baracche, cortili, strade sterrate con ingorghi maestosi, intere  aree ricolme di rifiuti e pozze di liquame, uomini e donne  che visti dall’alto sembrano formichine indaffarate. Alberi polverosi, palazzi anneriti dalla pioggia tropicale e dalle muffe, senso di provvisorio, di caotico, di disordine e di povertà. L’Africa che mi ricordavo io era così, sono passati quindici anni dall’ultima volta che sono stato in paese equatoriale ma nulla è cambiato.</p> <p>“Obrigado” mi dice l’hostess mentre esco dall’aereo, “Obrigado” rispondo sorridendole. Poi c’è l’impatto col caldo tropicale che ti mozza il fiato quando scendi la scaletta e sali sul pullman che ti porta alla dogana.</p> <p>Prima di noi è appena arrivato un aereo dell’Aerfrance, c’è ressa nello stanzone d’attesa dove si passa la dogana. Alcuni addetti in divisa di due compagnie petrolifere americane con il loro logo ben in vista  richiamano i passeggeri, tecnici che lavorano per loro, e li incanalano in una coda VIP, mi aggiro alla ricerca di un cartello della mia compagnia, niente, non c’è. Allora decido di mettermi in fila con i passeggeri comuni, i peones che si accalcano sudati davanti agli sportelli della polizia. C’e’ un negro alto, muscoloso e brizzolato in camice bianco che gira tra di noi e timbra i certificati di vaccinazione contro la febbre gialla. Si avvicina e gli mostro il mio passaporto ed libretto sanitario. Lo guarda, mi guarda e ride di gusto. Che avrà da ridere? –Sorry?  Mi fa segno che mi sono vaccinato nel novantadue e la prevenzione vale dieci anni, la vaccinazione è scaduta! – Obrigado- mi dice, - Obrigado perché-  gli rispondo cercando di riprendergli il certificato ed il passaporto. Lui furbo mi prende i documenti e se li mette in tasca. Ma che vuole? cosa devo fare? Gli chiedo- problema? Sim problema, devi fare la vaccinazione – mi risponde in portoghese e poi passa i miei documenti ad un suo collega smilzo, emaciato e con un largo camice biancastro che gli arriva quasi fino ai piedi, emblema della sanità africana.</p> <p>Anche lui guarda il certificato, ride sotto i baffi e mi dice: 25 dollars e ti faccio la puntura ed il timbro sul tesserino. Anche un altro disgraziato nordico è nella mia stessa situazione. Lui, da vero "settentrionale", non si scompone, segue me e l’infermiere negro come un cagnolino. Entriamo nella “clinica” dove si trova un lettino per le visite, una piccola scrivania, un armadio a vetri con alcune scatole di medicine ed un vecchio frigorifero.</p> <p>Prende dal frigorifero una boccetta con del liquido bianco,  dall’armadio una siringa incartata, la scarta, riempie con un c.c. di liquido  la siringa, prende del cotone e dell’alcol, mi strofina il braccio e mi infila questa siringa nel braccio con un sottile ghigno sadico. Poi prende la siringa e storta l’ago sul piano della scrivania davanti a me per dimostrarmi che quella siringa non verrà mai più usata. L’altro viaggiatore senza vaccinazione mi guarda preoccupato, io gli sorrido, aspetto che l’infermiere mi metta un timbro sul documento, pago, prendo il tutto e saluto il nordico con un good luck, bye bye.</p> <p>Dopo un’ora finalmente mi ridanno il passaporto e passo la dogana. Dall’altra parte trovo l’autista della mia compagnia che mi aiuta con i bagagli, andiamo all’auto abbacinati da una luce limpida, calda che mette in evidenza i mille  colori sgargianti dell’Africa. Donne con vestiti rossi, verdi, gialli, mezzi di trasporto colorati, ambulanti con ananas, manghi, banane, papaie, contenitori in plastica colorata, ricambi d’auto. Bambini  con giornali e sigarette da vendere tra le auto ferme ai semafori.</p> <p>Il traffico di Luanda è caotico ed infernale. Ci sono troppe auto e le strade principali sono le uniche in ordine ed asfaltate, le altre sono spesso sterrate e, se asfaltate, hanno delle grandi buche da aggirare con estrema cautela per evitare di rimanere bloccati. Dunque tutti si riversano su queste poche strade che tagliano diametralmente la città. Quando provengono dalle strade secondarie, per immettersi nelle vie principali lo fanno “a spinta”, cioè spingono con un gioco di frizione acceleratore lentamente la propria auto verso il centro dell’incrocio finché il più debole cede il passo al più forte. Il mio autista, dai capelli bianchi, ha un’esperienza pluriennale di guida in queste condizioni.</p> <p>Arrivo in hotel. E’ bello, lussuoso e pulito, incontro una delegazione di funzionari EU (Europa Unita) eleganti, leggermente fuori luogo,con le guardie del corpo che li accompagnano alle auto di rappresentanza. Mi faccio una doccia e poi vado in ufficio con il solito autista che mi ha aspettato nella hall dell’albergo.</p> <p>Per farvi capire come si svolge una giornata qualsiasi dei cittadini di Luanda vi racconto un episodio a cui ho assistito dalla finestra dell’ufficio. Era di pomeriggio, stavo lavorando nel mio  ufficio fresco e pulito quando sento un vocio sempre più forte provenire dalla strada. Ad un certo punto il trambusto diventa così forte che temo il peggio. Apro la finestra, mi affaccio cautamente dal balcone e vedo all’incrocio sotto il palazzo un nugolo di gente che assiste ridendo e partecipando attivamente al litigio tra gli autisti di un bus e di un’auto. Si capisce dall’animosità delle persone e dagli strilli dell’autista del pullman che l’auto non ha ceduto il passo al grosso mezzo. Anche i passeggeri del bus sono scesi a dar man forte al loro autista, le donne di passaggio ed i piccoli  commercianti dei banchetti allineati sul marciapiede invece tifano per il povero automobilista.</p> <p>Nel frattempo le altre auto messesi di traverso tentano invano di passare complicando sempre di più l’ingorgo che oramai è diventato inestricabile, con tutti gli autisti fuori dalle auto che imprecavano. Poi, dopo circa mezz’ora di discussione a chi ho assistito divertito appoggiato sulla balaustra del balcone, noto che i toni delle voci si abbassano. Ora prevalgono le risate delle donne e le battute degli ambulanti. Qualche auto, capendo che non c’è niente da fare, incomincia a fare retromarcia. Finché magicamente la matassa si dipana ed il traffico riprese intenso ma sonnolento, gli ambulanti ritornarono ai loro piccoli commerci e le donne coi bambini dormienti appollaiati sulle spalle e la spesa trasportata in bilico sulla testa riprendono il loro cammino.</p> <p>Dalla finestra noto in lontananza la struttura di un palazzo mai finito e fatiscente con masserizie ammassate sui balconi, segno che qualcuno ci vive dentro. Il giorno dopo chiedo al mio autista informazioni sul palazzo "pollaio". Mi rispose: “ahh, ahh, tu stai parlando della “Cecenia”, è un palazzo che i portoghesi abbandonarono ancora non finito quando dovettero lasciare l’Angola  durante la rivoluzione. Ora è abitato dagli sfollati che sono arrivati a Luanda durante la guerra civile con l’Unita, gruppo ribelle che controllava buona parte del territorio rurale dell’Angola”.</p> <p>Dentro di me penso: Il sud del mondo non è un concetto geografico, ma sociale. Anche la Cecenia, pur essendo a nord fa parte del“sud del mondo” con le sue città bombardate e la vita precaria di guerra.</p> <p>Pierangelo Gianni (circa 2007)</p> <p><img src="images/stories/viaggi/luanda/luanda_b.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/luanda/luanda_c.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/luanda/luanda_1.jpg" border="0" alt="" /></p> <p>L'ingorgo</p> <p><img src="images/stories/viaggi/luanda/luanda_2.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/luanda/luanda_3.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/luanda/luanda_5.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/luanda/luanda_6.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/luanda/luanda_7.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/luanda/luanda_8.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/luanda/luanda_9.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/luanda/luanda_10.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/luanda/luanda_11.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/luanda/luanda_12.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/luanda/luanda_13.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/luanda/luanda_14.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/luanda/luanda_15.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/luanda/luanda_17.jpg" border="0" alt="" /></p></div> <div class="K2FeedImage"><img src="https://www.gerenzanoforum.it/media/k2/items/cache/c1011ef61ed9937904f4938c63d014ea_S.jpg" alt="Luanda, Angola" /></div><div class="K2FeedIntroText"><p>Il volo per Luanda è partito un’ora di ritardo alle 22,30 da Lisbona. Mi hanno detto che è normale. L’aereo è pieno, sia in classe business che in economica. La nostra hostess, filiforme ed alta, mi ricorda tanto Olivia di Braccio di Ferro, con più grazia.</p> </div><div class="K2FeedFullText"> <p> </p> <p>Noccioline, vitello, le solite cose di plastica che danno in aereo, ben servite, ma sempre  finte, porto, caffé, poi dormo dopo aver finito un cruciverba di Bartezzaghi. Il volo è lungo, più di sette ore.   Il mio vicino di posto è una tomba, nessuno parla, è notte e tutti dormono.</p> <p>All’alba arriviamo in vista della costa Angolana. Luanda dall’alto è particolare, è Africa. Con l’aereo ci si avvicina dal mare e dall’oblò si vede una stretta spiaggia sabbiosa sormontata da un’alta falesia che delimita l’altopiano angolano; Mentre ci si avvicina alla pista d'atterraggio si vedono a perdita d’occhio basse casupole e baracche, cortili, strade sterrate con ingorghi maestosi, intere  aree ricolme di rifiuti e pozze di liquame, uomini e donne  che visti dall’alto sembrano formichine indaffarate. Alberi polverosi, palazzi anneriti dalla pioggia tropicale e dalle muffe, senso di provvisorio, di caotico, di disordine e di povertà. L’Africa che mi ricordavo io era così, sono passati quindici anni dall’ultima volta che sono stato in paese equatoriale ma nulla è cambiato.</p> <p>“Obrigado” mi dice l’hostess mentre esco dall’aereo, “Obrigado” rispondo sorridendole. Poi c’è l’impatto col caldo tropicale che ti mozza il fiato quando scendi la scaletta e sali sul pullman che ti porta alla dogana.</p> <p>Prima di noi è appena arrivato un aereo dell’Aerfrance, c’è ressa nello stanzone d’attesa dove si passa la dogana. Alcuni addetti in divisa di due compagnie petrolifere americane con il loro logo ben in vista  richiamano i passeggeri, tecnici che lavorano per loro, e li incanalano in una coda VIP, mi aggiro alla ricerca di un cartello della mia compagnia, niente, non c’è. Allora decido di mettermi in fila con i passeggeri comuni, i peones che si accalcano sudati davanti agli sportelli della polizia. C’e’ un negro alto, muscoloso e brizzolato in camice bianco che gira tra di noi e timbra i certificati di vaccinazione contro la febbre gialla. Si avvicina e gli mostro il mio passaporto ed libretto sanitario. Lo guarda, mi guarda e ride di gusto. Che avrà da ridere? –Sorry?  Mi fa segno che mi sono vaccinato nel novantadue e la prevenzione vale dieci anni, la vaccinazione è scaduta! – Obrigado- mi dice, - Obrigado perché-  gli rispondo cercando di riprendergli il certificato ed il passaporto. Lui furbo mi prende i documenti e se li mette in tasca. Ma che vuole? cosa devo fare? Gli chiedo- problema? Sim problema, devi fare la vaccinazione – mi risponde in portoghese e poi passa i miei documenti ad un suo collega smilzo, emaciato e con un largo camice biancastro che gli arriva quasi fino ai piedi, emblema della sanità africana.</p> <p>Anche lui guarda il certificato, ride sotto i baffi e mi dice: 25 dollars e ti faccio la puntura ed il timbro sul tesserino. Anche un altro disgraziato nordico è nella mia stessa situazione. Lui, da vero "settentrionale", non si scompone, segue me e l’infermiere negro come un cagnolino. Entriamo nella “clinica” dove si trova un lettino per le visite, una piccola scrivania, un armadio a vetri con alcune scatole di medicine ed un vecchio frigorifero.</p> <p>Prende dal frigorifero una boccetta con del liquido bianco,  dall’armadio una siringa incartata, la scarta, riempie con un c.c. di liquido  la siringa, prende del cotone e dell’alcol, mi strofina il braccio e mi infila questa siringa nel braccio con un sottile ghigno sadico. Poi prende la siringa e storta l’ago sul piano della scrivania davanti a me per dimostrarmi che quella siringa non verrà mai più usata. L’altro viaggiatore senza vaccinazione mi guarda preoccupato, io gli sorrido, aspetto che l’infermiere mi metta un timbro sul documento, pago, prendo il tutto e saluto il nordico con un good luck, bye bye.</p> <p>Dopo un’ora finalmente mi ridanno il passaporto e passo la dogana. Dall’altra parte trovo l’autista della mia compagnia che mi aiuta con i bagagli, andiamo all’auto abbacinati da una luce limpida, calda che mette in evidenza i mille  colori sgargianti dell’Africa. Donne con vestiti rossi, verdi, gialli, mezzi di trasporto colorati, ambulanti con ananas, manghi, banane, papaie, contenitori in plastica colorata, ricambi d’auto. Bambini  con giornali e sigarette da vendere tra le auto ferme ai semafori.</p> <p>Il traffico di Luanda è caotico ed infernale. Ci sono troppe auto e le strade principali sono le uniche in ordine ed asfaltate, le altre sono spesso sterrate e, se asfaltate, hanno delle grandi buche da aggirare con estrema cautela per evitare di rimanere bloccati. Dunque tutti si riversano su queste poche strade che tagliano diametralmente la città. Quando provengono dalle strade secondarie, per immettersi nelle vie principali lo fanno “a spinta”, cioè spingono con un gioco di frizione acceleratore lentamente la propria auto verso il centro dell’incrocio finché il più debole cede il passo al più forte. Il mio autista, dai capelli bianchi, ha un’esperienza pluriennale di guida in queste condizioni.</p> <p>Arrivo in hotel. E’ bello, lussuoso e pulito, incontro una delegazione di funzionari EU (Europa Unita) eleganti, leggermente fuori luogo,con le guardie del corpo che li accompagnano alle auto di rappresentanza. Mi faccio una doccia e poi vado in ufficio con il solito autista che mi ha aspettato nella hall dell’albergo.</p> <p>Per farvi capire come si svolge una giornata qualsiasi dei cittadini di Luanda vi racconto un episodio a cui ho assistito dalla finestra dell’ufficio. Era di pomeriggio, stavo lavorando nel mio  ufficio fresco e pulito quando sento un vocio sempre più forte provenire dalla strada. Ad un certo punto il trambusto diventa così forte che temo il peggio. Apro la finestra, mi affaccio cautamente dal balcone e vedo all’incrocio sotto il palazzo un nugolo di gente che assiste ridendo e partecipando attivamente al litigio tra gli autisti di un bus e di un’auto. Si capisce dall’animosità delle persone e dagli strilli dell’autista del pullman che l’auto non ha ceduto il passo al grosso mezzo. Anche i passeggeri del bus sono scesi a dar man forte al loro autista, le donne di passaggio ed i piccoli  commercianti dei banchetti allineati sul marciapiede invece tifano per il povero automobilista.</p> <p>Nel frattempo le altre auto messesi di traverso tentano invano di passare complicando sempre di più l’ingorgo che oramai è diventato inestricabile, con tutti gli autisti fuori dalle auto che imprecavano. Poi, dopo circa mezz’ora di discussione a chi ho assistito divertito appoggiato sulla balaustra del balcone, noto che i toni delle voci si abbassano. Ora prevalgono le risate delle donne e le battute degli ambulanti. Qualche auto, capendo che non c’è niente da fare, incomincia a fare retromarcia. Finché magicamente la matassa si dipana ed il traffico riprese intenso ma sonnolento, gli ambulanti ritornarono ai loro piccoli commerci e le donne coi bambini dormienti appollaiati sulle spalle e la spesa trasportata in bilico sulla testa riprendono il loro cammino.</p> <p>Dalla finestra noto in lontananza la struttura di un palazzo mai finito e fatiscente con masserizie ammassate sui balconi, segno che qualcuno ci vive dentro. Il giorno dopo chiedo al mio autista informazioni sul palazzo "pollaio". Mi rispose: “ahh, ahh, tu stai parlando della “Cecenia”, è un palazzo che i portoghesi abbandonarono ancora non finito quando dovettero lasciare l’Angola  durante la rivoluzione. Ora è abitato dagli sfollati che sono arrivati a Luanda durante la guerra civile con l’Unita, gruppo ribelle che controllava buona parte del territorio rurale dell’Angola”.</p> <p>Dentro di me penso: Il sud del mondo non è un concetto geografico, ma sociale. Anche la Cecenia, pur essendo a nord fa parte del“sud del mondo” con le sue città bombardate e la vita precaria di guerra.</p> <p>Pierangelo Gianni (circa 2007)</p> <p><img src="images/stories/viaggi/luanda/luanda_b.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/luanda/luanda_c.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/luanda/luanda_1.jpg" border="0" alt="" /></p> <p>L'ingorgo</p> <p><img src="images/stories/viaggi/luanda/luanda_2.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/luanda/luanda_3.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/luanda/luanda_5.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/luanda/luanda_6.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/luanda/luanda_7.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/luanda/luanda_8.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/luanda/luanda_9.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/luanda/luanda_10.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/luanda/luanda_11.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/luanda/luanda_12.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/luanda/luanda_13.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/luanda/luanda_14.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/luanda/luanda_15.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/luanda/luanda_17.jpg" border="0" alt="" /></p></div> Lisbona, una vecchia signora 2013-11-10T02:50:31+00:00 2013-11-10T02:50:31+00:00 https://www.gerenzanoforum.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=100:lisbona-una-vecchia-signora&Itemid=565 Redazione gianni_pa@gerenzanoforum.it <div class="K2FeedImage"><img src="https://www.gerenzanoforum.it/media/k2/items/cache/a63cd9e38964634741a5a3fe89055308_S.jpg" alt="Tutte le fotografie di Lisbona sono state scattate da questa torre" /></div><div class="K2FeedIntroText"><p> Sono partito lunedì mattina alle dieci e trenta per Luanda via Lisbona con la TAP, compagnia aerea portoghese. La mattinata è piovigginosa e grigia.</p> </div><div class="K2FeedFullText"> <p><br />I soliti preamboli all’aeroporto, questa volta viaggio in business e nella lounge di Malpensa mi trovo seduto a chiacchierare col Rimoldi, un vecchio amico del mio paese che va a Oporto, via Lisbona. Il mondo è proprio piccolo. Parliamo di Gerenzano, di politica, di industria e crisi italiana, tanto per riempire il silenzio, poi, una volta arrivati in cabina non ci scambiamo più una parola, da vecchi ed incalliti viaggiatori che adorano essere soli col loro giornale, libro, parole crociate, aperitivo e pranzo, anzi odiano chiacchierare in aereo e rifuggono come la peste gli scocciatori.<br />Il volo è tranquillo, le hostess sono vecchiotte, come l’aereo, anche Lisbona mi da l’impressione di una vecchia signora borghese quasi decadente. Sono arrivato a Lisbona ben sei ore prima della partenza per Luanda. Lascio la valigia nella lounge dell’aeroporto “4 de  Fevereiro” di Lisbona ed esco per strada. Il centro città è molto vicino, prendo l’autobus 91 e scendo in piazza Marco de Pombal.<br />Pioviggina, ma non da dar fastidio. Sento odore di caldarroste, ne compero un cartoccio, tanto per far qualcosa. In Portogallo la buccia delle caldarroste è ricoperta da una polverina bianca salata, forse per renderle leggermente più saporite, visto che sono sciape, belle, ma senza gusto. <br />La “Avenida da Libertade” è una bella ed ampia strada alberata, palazzi signorili, viale centrale con grandi platani secolari e giardinetti ben curati. Il traffico non mi sembra un gran ché, abituato al casino di Milano. Mi colpisce la pavimentazione dei marciapiedi: cubetti di pietra bianca con qualche disegno arabesco fatto di pietra nera. Pulizia, decoro, vecchia ricchezza oramai andata, queste sono le definizioni che mi vengono in mente mentre  mi avvio verso “Praca Pedro V”. Anche la gente è decorosamente elegante, ma vecchia, vedo pochi giovani, tante signore a passeggio col cane, vecchie coppie, fattorini, commesse.<br /> La piazza è  un ampio spiazzo rettangolare con palazzi nobili ottocenteschi di buona fattura e la statua bronzea del Pedro V sopra una colonna in marmo bianco nel mezzo.<br />Mi incuriosisce la decorazione che gli hanno appioppato addosso, è una grossa palla fatta di meridiani in metallo con delle piccole lampadine bianche. Nel complesso, un orrore. Il lato verso mare della piazza è sovrastato da una torre metallica grigia collegata con un ponte, anch’esso grigio, al versante scosceso della città vecchia “Bairro Alto”.<br />Mi inoltro lungo una strada in salita che dovrebbe portarmi verso il “Bairro Alto” ed il ponte che collega la torre: Si sente  la musica triste delle canzoni di  Amalia Rodriguez, regina indiscussa del fado degli anni ’70, uscire da un camioncino color verde ferrovia, finto vecchio, con un signore, finto gitano che vende CD con musica portoghese tradizionale. <br />La strada sale sempre più ripida. Chiese barocche sono  incastonate tra le vecchie case borghesi e negozi  di moda, Benetton,  qualche emporio di scarpe, abbigliamento, occhiali, tante librerie, nuove, vecchie, stamperie di libri e giornali.  Anche i libri antichi e vecchi sono in tema con l’ambiente, ce ne sono che trattano di colonie, viaggi di navigatori portoghesi, usanze e costumi nazionali.<br /> <br />Le viuzze del Bairro Alto sono caratteristiche, architettura popolare di città di mare, col basilico sui balconi e panni stesi ad asciugare, aria linda e pulita di una città vecchia alla moda. Mi da l’impressione che ci vivano pittori, scrittori, giornalisti e stampatori, con pochi negozietti di alimentari che li riforniscono dei generi di prima necessità. Davanti alla "chiesa do Carmo" ci sono due zingari che chiedono la carità, una vecchietta allunga loro pochi spiccioli.<br />La chiesa è traboccante di decorazioni barocche, cornici d’oro grandi quanto le cappelle, madonne con i caratteristici vestiti di pizzo di forma conica, sfilze di urne con reliquie oramai senza nome ed importanza. Buio  e voci  in lontananza dietro un telone. Sono dei restauratori che stanno risistemando l’altare maggiore e le sue statue lignee.<br />Quando esco dalla chiesa sono già le cinque, un timido e pallido raggio di sole fuoriesce dalle spesse nubi atlantiche foriere di pioggia ed umidità. Mi avvio sul ponte in ferro che porta alla torre. Farò delle foto panoramiche dall’alto. Il mare è calmo, alcuni rimorchiatori stanno avvicinandosi al porto, il “Castelo de Sao Jorge” che si trova sulla collina di fronte al Bairro Alto è di un colore giallo caldo, in contrasto con il rosso smunto dei tetti, il verde opaco dei giardini ed il grigio dell’oceano e del cielo.<br />Guardo verso il basso la strada e la piazza di Pedro V, il traffico si fa più intenso, molta gente passeggia per le compere. Mentre ritorno all’ aeroporto allungo la strada e mi inoltro nella parte di Lisbona più turistica, ci sono tanti ristoranti di pesce, baccalao e crostacei, c’è un’infilata di negozietti di oro vecchio, croci, immagini di santi, qualche medaglione. Tanti negri in giro per le strade. Si vede che sono portoghesi, o almeno, che sono ben integrati e che vivono pacificamente con quelli che li hanno dominati per secoli deportandoli come schiavi nelle piantagioni di caffé del Brasile o di cotone lungo il fiume Mississippi. L’autobus 45 mi riporta all’aereo. Rientro senza fretta nella lounge della TAP, un Campari, delle noccioline, mi sdraio su un divano in pelle, poca gente attorno, apro il libro di Sepulveda che ho comprato a Malpensa e dopo due pagine mi addormento. <br />Il volo per Luanda è partito un’ora di ritardo alle 10,30. Mi hanno detto che è normale. L’aereo era pieno, sia in business che in economica, l’hostess in questo caso era una figura filiforme, alta, mi ricordava tanto Olivia di Braccio di Ferro con più grazia.<br />Porto, noccioline, vitello arrosto, le solite cose di plastica che danno in aereo, ben servite, ma sempre  finte, caffé, poi dormo dopo aver finito un cruciverba di Bartezzaghi. Il volo è lungo, più di sette ore.   Il mio vicino di posto è una tomba, nessuno parla, è notte e tutti dormono.<br /> <br />Pierangelo Gianni  (circa 2007)</p> <p><img src="images/stories/viaggi/lisbona/lisbona-2.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/lisbona/lisbona-3.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/lisbona/lisbona-4.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/lisbona/lisbona-5.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/lisbona/lisbona-6.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/lisbona/lisbona-7.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/lisbona/lisbona-8.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/lisbona/lisbona-9.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/lisbona/lisbona-10.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/lisbona/lisbona-11.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/lisbona/lisbona-12.jpg" border="0" alt="" /></p></div> <div class="K2FeedImage"><img src="https://www.gerenzanoforum.it/media/k2/items/cache/a63cd9e38964634741a5a3fe89055308_S.jpg" alt="Tutte le fotografie di Lisbona sono state scattate da questa torre" /></div><div class="K2FeedIntroText"><p> Sono partito lunedì mattina alle dieci e trenta per Luanda via Lisbona con la TAP, compagnia aerea portoghese. La mattinata è piovigginosa e grigia.</p> </div><div class="K2FeedFullText"> <p><br />I soliti preamboli all’aeroporto, questa volta viaggio in business e nella lounge di Malpensa mi trovo seduto a chiacchierare col Rimoldi, un vecchio amico del mio paese che va a Oporto, via Lisbona. Il mondo è proprio piccolo. Parliamo di Gerenzano, di politica, di industria e crisi italiana, tanto per riempire il silenzio, poi, una volta arrivati in cabina non ci scambiamo più una parola, da vecchi ed incalliti viaggiatori che adorano essere soli col loro giornale, libro, parole crociate, aperitivo e pranzo, anzi odiano chiacchierare in aereo e rifuggono come la peste gli scocciatori.<br />Il volo è tranquillo, le hostess sono vecchiotte, come l’aereo, anche Lisbona mi da l’impressione di una vecchia signora borghese quasi decadente. Sono arrivato a Lisbona ben sei ore prima della partenza per Luanda. Lascio la valigia nella lounge dell’aeroporto “4 de  Fevereiro” di Lisbona ed esco per strada. Il centro città è molto vicino, prendo l’autobus 91 e scendo in piazza Marco de Pombal.<br />Pioviggina, ma non da dar fastidio. Sento odore di caldarroste, ne compero un cartoccio, tanto per far qualcosa. In Portogallo la buccia delle caldarroste è ricoperta da una polverina bianca salata, forse per renderle leggermente più saporite, visto che sono sciape, belle, ma senza gusto. <br />La “Avenida da Libertade” è una bella ed ampia strada alberata, palazzi signorili, viale centrale con grandi platani secolari e giardinetti ben curati. Il traffico non mi sembra un gran ché, abituato al casino di Milano. Mi colpisce la pavimentazione dei marciapiedi: cubetti di pietra bianca con qualche disegno arabesco fatto di pietra nera. Pulizia, decoro, vecchia ricchezza oramai andata, queste sono le definizioni che mi vengono in mente mentre  mi avvio verso “Praca Pedro V”. Anche la gente è decorosamente elegante, ma vecchia, vedo pochi giovani, tante signore a passeggio col cane, vecchie coppie, fattorini, commesse.<br /> La piazza è  un ampio spiazzo rettangolare con palazzi nobili ottocenteschi di buona fattura e la statua bronzea del Pedro V sopra una colonna in marmo bianco nel mezzo.<br />Mi incuriosisce la decorazione che gli hanno appioppato addosso, è una grossa palla fatta di meridiani in metallo con delle piccole lampadine bianche. Nel complesso, un orrore. Il lato verso mare della piazza è sovrastato da una torre metallica grigia collegata con un ponte, anch’esso grigio, al versante scosceso della città vecchia “Bairro Alto”.<br />Mi inoltro lungo una strada in salita che dovrebbe portarmi verso il “Bairro Alto” ed il ponte che collega la torre: Si sente  la musica triste delle canzoni di  Amalia Rodriguez, regina indiscussa del fado degli anni ’70, uscire da un camioncino color verde ferrovia, finto vecchio, con un signore, finto gitano che vende CD con musica portoghese tradizionale. <br />La strada sale sempre più ripida. Chiese barocche sono  incastonate tra le vecchie case borghesi e negozi  di moda, Benetton,  qualche emporio di scarpe, abbigliamento, occhiali, tante librerie, nuove, vecchie, stamperie di libri e giornali.  Anche i libri antichi e vecchi sono in tema con l’ambiente, ce ne sono che trattano di colonie, viaggi di navigatori portoghesi, usanze e costumi nazionali.<br /> <br />Le viuzze del Bairro Alto sono caratteristiche, architettura popolare di città di mare, col basilico sui balconi e panni stesi ad asciugare, aria linda e pulita di una città vecchia alla moda. Mi da l’impressione che ci vivano pittori, scrittori, giornalisti e stampatori, con pochi negozietti di alimentari che li riforniscono dei generi di prima necessità. Davanti alla "chiesa do Carmo" ci sono due zingari che chiedono la carità, una vecchietta allunga loro pochi spiccioli.<br />La chiesa è traboccante di decorazioni barocche, cornici d’oro grandi quanto le cappelle, madonne con i caratteristici vestiti di pizzo di forma conica, sfilze di urne con reliquie oramai senza nome ed importanza. Buio  e voci  in lontananza dietro un telone. Sono dei restauratori che stanno risistemando l’altare maggiore e le sue statue lignee.<br />Quando esco dalla chiesa sono già le cinque, un timido e pallido raggio di sole fuoriesce dalle spesse nubi atlantiche foriere di pioggia ed umidità. Mi avvio sul ponte in ferro che porta alla torre. Farò delle foto panoramiche dall’alto. Il mare è calmo, alcuni rimorchiatori stanno avvicinandosi al porto, il “Castelo de Sao Jorge” che si trova sulla collina di fronte al Bairro Alto è di un colore giallo caldo, in contrasto con il rosso smunto dei tetti, il verde opaco dei giardini ed il grigio dell’oceano e del cielo.<br />Guardo verso il basso la strada e la piazza di Pedro V, il traffico si fa più intenso, molta gente passeggia per le compere. Mentre ritorno all’ aeroporto allungo la strada e mi inoltro nella parte di Lisbona più turistica, ci sono tanti ristoranti di pesce, baccalao e crostacei, c’è un’infilata di negozietti di oro vecchio, croci, immagini di santi, qualche medaglione. Tanti negri in giro per le strade. Si vede che sono portoghesi, o almeno, che sono ben integrati e che vivono pacificamente con quelli che li hanno dominati per secoli deportandoli come schiavi nelle piantagioni di caffé del Brasile o di cotone lungo il fiume Mississippi. L’autobus 45 mi riporta all’aereo. Rientro senza fretta nella lounge della TAP, un Campari, delle noccioline, mi sdraio su un divano in pelle, poca gente attorno, apro il libro di Sepulveda che ho comprato a Malpensa e dopo due pagine mi addormento. <br />Il volo per Luanda è partito un’ora di ritardo alle 10,30. Mi hanno detto che è normale. L’aereo era pieno, sia in business che in economica, l’hostess in questo caso era una figura filiforme, alta, mi ricordava tanto Olivia di Braccio di Ferro con più grazia.<br />Porto, noccioline, vitello arrosto, le solite cose di plastica che danno in aereo, ben servite, ma sempre  finte, caffé, poi dormo dopo aver finito un cruciverba di Bartezzaghi. Il volo è lungo, più di sette ore.   Il mio vicino di posto è una tomba, nessuno parla, è notte e tutti dormono.<br /> <br />Pierangelo Gianni  (circa 2007)</p> <p><img src="images/stories/viaggi/lisbona/lisbona-2.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/lisbona/lisbona-3.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/lisbona/lisbona-4.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/lisbona/lisbona-5.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/lisbona/lisbona-6.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/lisbona/lisbona-7.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/lisbona/lisbona-8.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/lisbona/lisbona-9.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/lisbona/lisbona-10.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/lisbona/lisbona-11.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/lisbona/lisbona-12.jpg" border="0" alt="" /></p></div> Houston TX di Luca 2013-11-02T00:27:50+00:00 2013-11-02T00:27:50+00:00 https://www.gerenzanoforum.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=92:houston-tx-di-luca&Itemid=565 Redazione gianni_pa@gerenzanoforum.it <div class="K2FeedImage"><img src="https://www.gerenzanoforum.it/media/k2/items/cache/51a3864ed3ad604d2340c3f8fe249f94_S.jpg" alt="Houston TX di Luca" /></div><div class="K2FeedIntroText"><p>Buon Giorno: Ho letto con piacere la storia del Sig. Pierangelo Gianni "Houston a Naso in Su (e giu)"...l</p> </div><div class="K2FeedFullText"> <p>e impressioni e le sensazioni che ha voluto trasmettere con la sua esperienza ad Houston, beh, le vivo anch'io quotidianamente: sono di Gerenzano ma da quasi un anno mi sono trasferito per motivi di lavoro (sempre nell`ambito Oil and Gas) ad Houston. </p> <p>E' vero, i grattacieli sono immensi, tutti poi concentrati nel centro della citta' (Downtown), dove la gente vive durante le business hours e dove ci sono i locali/ristoranti per la vita notturna. Basta uscire dal loop della 610 e tutto diventa piatto e flat: i buildings non hanno piu` di 1 -2      floor. <br /> <br />La rete autostradale e' semplice: 4-5 autostrade che quasi si incrociano in un singolo punto dove da questo partono 3-4 anelli concentrici che racchiudono la citta'. Non e' come da noi che basta sapere dove si va, qui bisogna sapere anche in quale direzione si va (Nord,Sud,Est,Ovest).<br /> <br />C'e' "La Galleria", uno dei piu` grossi centri commerciali della citta`, dove la gente si ripara dal caldo infernale, soprattutto nel periodo estivo. E` anche questo uno dei motivi per cui la macchina e` essenziale: e' impossibile camminare per strada durante l`estate, la temperatura e l'umidita' non te lo permettono. Si puo' sempre andare a Galveston, sul Golfo del Messico a circa 45 minuti dal centro della citta', dove ci sono le classiche spiagge americane, vaste e distese e dove la gente spende il weekend lontano dalla citta'.<br /> <br />C'e' il centro di controllo della Nasa, uno dei piu` grossi port degli Stati Uniti, ci sono ristoranti di ogni genere e cucina, c'e' un'infinita' di campi da golf, la maggior parte dei quali immersi negli enormi parchi come "Memorial Park", ci sono gli stadi dove si va per vedere l'hockey, il Football americano, il  baseball ed altro ancora....<br /> <br />E' una citta' a cui non manca niente, dove tutto si muove estremamente veloce.<br /> <br />Un saluto,<br />Luca Radrizzani   (Houston TX, 15th July 2007)</p> <p><img src="images/stories/viaggi/houston_luca/IM001237.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/houston_luca/IM001281.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/houston_luca/IM000648.jpg" border="0" alt="" /></p></div> <div class="K2FeedImage"><img src="https://www.gerenzanoforum.it/media/k2/items/cache/51a3864ed3ad604d2340c3f8fe249f94_S.jpg" alt="Houston TX di Luca" /></div><div class="K2FeedIntroText"><p>Buon Giorno: Ho letto con piacere la storia del Sig. Pierangelo Gianni "Houston a Naso in Su (e giu)"...l</p> </div><div class="K2FeedFullText"> <p>e impressioni e le sensazioni che ha voluto trasmettere con la sua esperienza ad Houston, beh, le vivo anch'io quotidianamente: sono di Gerenzano ma da quasi un anno mi sono trasferito per motivi di lavoro (sempre nell`ambito Oil and Gas) ad Houston. </p> <p>E' vero, i grattacieli sono immensi, tutti poi concentrati nel centro della citta' (Downtown), dove la gente vive durante le business hours e dove ci sono i locali/ristoranti per la vita notturna. Basta uscire dal loop della 610 e tutto diventa piatto e flat: i buildings non hanno piu` di 1 -2      floor. <br /> <br />La rete autostradale e' semplice: 4-5 autostrade che quasi si incrociano in un singolo punto dove da questo partono 3-4 anelli concentrici che racchiudono la citta'. Non e' come da noi che basta sapere dove si va, qui bisogna sapere anche in quale direzione si va (Nord,Sud,Est,Ovest).<br /> <br />C'e' "La Galleria", uno dei piu` grossi centri commerciali della citta`, dove la gente si ripara dal caldo infernale, soprattutto nel periodo estivo. E` anche questo uno dei motivi per cui la macchina e` essenziale: e' impossibile camminare per strada durante l`estate, la temperatura e l'umidita' non te lo permettono. Si puo' sempre andare a Galveston, sul Golfo del Messico a circa 45 minuti dal centro della citta', dove ci sono le classiche spiagge americane, vaste e distese e dove la gente spende il weekend lontano dalla citta'.<br /> <br />C'e' il centro di controllo della Nasa, uno dei piu` grossi port degli Stati Uniti, ci sono ristoranti di ogni genere e cucina, c'e' un'infinita' di campi da golf, la maggior parte dei quali immersi negli enormi parchi come "Memorial Park", ci sono gli stadi dove si va per vedere l'hockey, il Football americano, il  baseball ed altro ancora....<br /> <br />E' una citta' a cui non manca niente, dove tutto si muove estremamente veloce.<br /> <br />Un saluto,<br />Luca Radrizzani   (Houston TX, 15th July 2007)</p> <p><img src="images/stories/viaggi/houston_luca/IM001237.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/houston_luca/IM001281.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/houston_luca/IM000648.jpg" border="0" alt="" /></p></div> Houston a naso in su (e in giù) 2013-11-02T00:09:02+00:00 2013-11-02T00:09:02+00:00 https://www.gerenzanoforum.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=91:houston-a-naso-in-su-e-in-giu&Itemid=565 Redazione gianni_pa@gerenzanoforum.it <div class="K2FeedImage"><img src="https://www.gerenzanoforum.it/media/k2/items/cache/737344dd8934cc52da9f7f85f2627abb_S.jpg" alt="Houston a naso in su (e in giù)" /></div><div class="K2FeedIntroText"><p>Il centro economico di Houston (down Town) è un grande quadrilatero costellato di Skyscraper  alti anche parecchie centinaia di metri. Ti senti una formichina sovrastata da giganti di cristallo.</p> </div><div class="K2FeedFullText"> <p>La solidità dell’ Oil Business si vede dall’altezza dei grattacieli; c’è quello della Exxon-Mobil, della Chevron, della Shell, della Total ed Eni. Tutti rigorosamente di vetro lucente scuro o azzurro, abbacinanti, sfaccettati come quarzi preziosi.</p> <p>Attorno alla down town c’è un anello autostradale (ring) con almeno 12 corsie, più le due corsie d’emergenza ed una corsia centrale per la polizia ed usata alternativamente nei due sensi di marcia dai commuters durante le ore di punta. Le strade invece all’interno dell’area dei grattacieli non sono molto ampie, al massimo sei corsie e sono in generale sgombre di auto. Solo pochi taxi con autisti svogliati  stazionano vicino all’uscita degli hotel o dei building. Colpisce la scarsità di gente che cammina per le strade perchè chi si sposta da un palazzo all’altro preferisce muoversi nel sottosuolo camminando per tunnel lunghi, complessi e tortuosi rigorosamente rinfrescati da  air cooler e risalire con scale mobili nelle hall dei diversi palazzi o nei parcheggi multi-piano.</p> <p>Sono andato ad Houston per un meeting con una compagnia americana dell’oil business che si trova in Travis Street al sessantottesimo piano di un palazzo che ne ha più di ottanta. Si entra in una hall ampia con al centro un banco rotondo presidiato da due guardie armate che ti scrutano dalla testa ai piedi, ma anche gentilmente ti indicano quale ascensore prendere. Ci sono due tipi di ascensore. I primi arrivano fino al sessantesimo piano, i secondi dal sessantesimo in su. Al sessantesimo piano si arriva in un attimo con lo stomaco in gola. Questo piano è un po’ speciale perché c’è un grande atrio dove si transita per salire sull’ascensore per i piani superiori. Il pavimento arriva fino alla parete vetrata verticale. Quando ti avvicini al bordo e guardi il panorama dall’alto ti gira la testa. Vedi i tetti dei grattacieli circostanti e le strette strade con i pochi automezzi, come macchinine giocattolo, che girano lentamente. Vedi il profilo dei palazzi ed all’orizzonte le strade che si intersecano e sormontano in ampie matasse di nastri grigi.</p> <p>Questi palazzi sono fatti per impressionare. Consumano una quantità enorme di energia per vivere, essere illuminati, riscaldati o raffreddati. I sistemi di allarme sono sofisticati e le vie di fuga sono ben evidenziate dai tipici cartelli con l'omino verde che fugge. Gli uffici e tutte le finiture sono lussuose, con pareti in noce, pavimenti in moquette e granito, mobili d’ufficio massicci, leggermente fuori moda, tipici delle compagnie solide economicamente e non nate dal nulla.</p> <p>La segretaria che mi riceve ha una certa età, come pure Martin che mi aspetta nel suo ufficio. Mi ha raccontato che durante l’ultimo uragano il palazzo ondeggiava paurosamente ed i lampadari dondolavano come su un brigantino in mezzo ad una tempesta oceanica; ma mi ha detto anche che non ha mai avuto l’impressione, nemmeno per un attimo, di essere in pericolo.</p> <p>I grattacieli sono il simbolo della potenza economica di una nazione, e in questo ci hanno copiato. Anche in Italia nel medioevo i signorotti costruivano torri non solo per difendersi, ma soprattutto per far vedere la loro potenza e solidità economica, vedi San Gimignano, Firenze, Siena e Bologna. Tanto per ritornare con i piedi per terra: a Gerenzano hanno abbattuto senza batter ciglio una solida torre del 1200 (nella corte del Ratel) pochi mesi fa.</p> <p>Pierangelo Gianni  (circa 2007)</p> <p> <img src="images/stories/viaggi/houston/houston-10.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/houston/houston-2.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/houston/houston-3.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/houston/houston-4.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/houston/houston-5.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/houston/houston-7.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/houston/houston-8.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/houston/houston-9.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/houston/houston-11.jpg" border="0" alt="" /></p> <p> </p></div> <div class="K2FeedImage"><img src="https://www.gerenzanoforum.it/media/k2/items/cache/737344dd8934cc52da9f7f85f2627abb_S.jpg" alt="Houston a naso in su (e in giù)" /></div><div class="K2FeedIntroText"><p>Il centro economico di Houston (down Town) è un grande quadrilatero costellato di Skyscraper  alti anche parecchie centinaia di metri. Ti senti una formichina sovrastata da giganti di cristallo.</p> </div><div class="K2FeedFullText"> <p>La solidità dell’ Oil Business si vede dall’altezza dei grattacieli; c’è quello della Exxon-Mobil, della Chevron, della Shell, della Total ed Eni. Tutti rigorosamente di vetro lucente scuro o azzurro, abbacinanti, sfaccettati come quarzi preziosi.</p> <p>Attorno alla down town c’è un anello autostradale (ring) con almeno 12 corsie, più le due corsie d’emergenza ed una corsia centrale per la polizia ed usata alternativamente nei due sensi di marcia dai commuters durante le ore di punta. Le strade invece all’interno dell’area dei grattacieli non sono molto ampie, al massimo sei corsie e sono in generale sgombre di auto. Solo pochi taxi con autisti svogliati  stazionano vicino all’uscita degli hotel o dei building. Colpisce la scarsità di gente che cammina per le strade perchè chi si sposta da un palazzo all’altro preferisce muoversi nel sottosuolo camminando per tunnel lunghi, complessi e tortuosi rigorosamente rinfrescati da  air cooler e risalire con scale mobili nelle hall dei diversi palazzi o nei parcheggi multi-piano.</p> <p>Sono andato ad Houston per un meeting con una compagnia americana dell’oil business che si trova in Travis Street al sessantottesimo piano di un palazzo che ne ha più di ottanta. Si entra in una hall ampia con al centro un banco rotondo presidiato da due guardie armate che ti scrutano dalla testa ai piedi, ma anche gentilmente ti indicano quale ascensore prendere. Ci sono due tipi di ascensore. I primi arrivano fino al sessantesimo piano, i secondi dal sessantesimo in su. Al sessantesimo piano si arriva in un attimo con lo stomaco in gola. Questo piano è un po’ speciale perché c’è un grande atrio dove si transita per salire sull’ascensore per i piani superiori. Il pavimento arriva fino alla parete vetrata verticale. Quando ti avvicini al bordo e guardi il panorama dall’alto ti gira la testa. Vedi i tetti dei grattacieli circostanti e le strette strade con i pochi automezzi, come macchinine giocattolo, che girano lentamente. Vedi il profilo dei palazzi ed all’orizzonte le strade che si intersecano e sormontano in ampie matasse di nastri grigi.</p> <p>Questi palazzi sono fatti per impressionare. Consumano una quantità enorme di energia per vivere, essere illuminati, riscaldati o raffreddati. I sistemi di allarme sono sofisticati e le vie di fuga sono ben evidenziate dai tipici cartelli con l'omino verde che fugge. Gli uffici e tutte le finiture sono lussuose, con pareti in noce, pavimenti in moquette e granito, mobili d’ufficio massicci, leggermente fuori moda, tipici delle compagnie solide economicamente e non nate dal nulla.</p> <p>La segretaria che mi riceve ha una certa età, come pure Martin che mi aspetta nel suo ufficio. Mi ha raccontato che durante l’ultimo uragano il palazzo ondeggiava paurosamente ed i lampadari dondolavano come su un brigantino in mezzo ad una tempesta oceanica; ma mi ha detto anche che non ha mai avuto l’impressione, nemmeno per un attimo, di essere in pericolo.</p> <p>I grattacieli sono il simbolo della potenza economica di una nazione, e in questo ci hanno copiato. Anche in Italia nel medioevo i signorotti costruivano torri non solo per difendersi, ma soprattutto per far vedere la loro potenza e solidità economica, vedi San Gimignano, Firenze, Siena e Bologna. Tanto per ritornare con i piedi per terra: a Gerenzano hanno abbattuto senza batter ciglio una solida torre del 1200 (nella corte del Ratel) pochi mesi fa.</p> <p>Pierangelo Gianni  (circa 2007)</p> <p> <img src="images/stories/viaggi/houston/houston-10.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/houston/houston-2.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/houston/houston-3.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/houston/houston-4.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/houston/houston-5.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/houston/houston-7.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/houston/houston-8.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/houston/houston-9.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/houston/houston-11.jpg" border="0" alt="" /></p> <p> </p></div> Uno spettacolo massiccio 2013-09-02T00:00:00+00:00 2013-09-02T00:00:00+00:00 https://www.gerenzanoforum.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=60:uno-spettacolo-massiccio&Itemid=565 Redazione gianni_pa@gerenzanoforum.it <div class="K2FeedImage"><img src="https://www.gerenzanoforum.it/media/k2/items/cache/83c2446a0896df0a1f4af01c940ae1d9_S.jpg" alt="Uno spettacolo massiccio" /></div><div class="K2FeedIntroText"><p>Domenica 2 marzo un gruppo dello Sci Club Gerenzano sotto la supervisione della guida alpina Mario si è cimentato in una delle traversate con gli sci più spettacolari al mondo: la traversata del Monte Bianco.</p> </div><div class="K2FeedFullText"> <p> </p> <p>Partiti da Courmayeur, dopo aver cambiato tre funivie, si è arrivati al Rifugio Torino a 3375 metri sul livello del mare. Dal rifugio si devono percorrere un centinaio di metri in salita "a scaletta" prima di poter cominciare la discesa vera e propria. La guida avvisa di seguirlo in fila indiana e di non superarsi: in alcuni punti si rischierebbe di finire in un crepaccio.</p> <p>Sciando sulla neve fresca, la tecnica di sciata è diversa da quella che si ha normalmente sulle piste battute: bisogna cercare di stare il più leggeri possibile per non sprofondare e poter così riuscire a controllare gli sci per girare e frenare. La guida si ferma spesso per vedere che tutto il gruppo l'abbia seguita. Lo spettacolo intorno è molto bello, la cima del Bianco svetta sulla sinistra e venti in quota alzano un po' di neve che avvolge la punta del Gigante.</p> <p>Un elicottero arriva dal fondo valle e si posa a circa 500 metri dal nostro gruppo, passando successivamente in quel punto scopriremo che qualcuno è caduto in un canalone che ha ceduto al passaggio sotto il suo peso. Ci si ferma a mangiare su alcune rocce che le temperature calde degli ultimi giorni hanno scoperto facendo sciogliere la neve.</p> <p>Da quando si riparte ci saranno ancora circa 45 minuti di sciata prima di salire su di una lunga scala che dal fondo della valle porta ad una piccola funivia che a sua volta porta alla stazione di Le Montenvers da dove parte un trenino rosso che conduce a Chamonix (il versate francese del monte bianco). Li ci si rilassa con una birra al pub prima di prendere la corriera che, via Tunnel del Monte Bianco ci riporta a Courmayeur. </p> <p>Sci Club Gerenzano, Filippo Angaroni</p> <p><img src="images/stories/viaggi/bianco/monte-bianco-2.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/bianco/monte-bianco-3.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/bianco/monte-bianco-4.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/bianco/monte-bianco-5.jpg" border="0" alt="" /></p></div> <div class="K2FeedImage"><img src="https://www.gerenzanoforum.it/media/k2/items/cache/83c2446a0896df0a1f4af01c940ae1d9_S.jpg" alt="Uno spettacolo massiccio" /></div><div class="K2FeedIntroText"><p>Domenica 2 marzo un gruppo dello Sci Club Gerenzano sotto la supervisione della guida alpina Mario si è cimentato in una delle traversate con gli sci più spettacolari al mondo: la traversata del Monte Bianco.</p> </div><div class="K2FeedFullText"> <p> </p> <p>Partiti da Courmayeur, dopo aver cambiato tre funivie, si è arrivati al Rifugio Torino a 3375 metri sul livello del mare. Dal rifugio si devono percorrere un centinaio di metri in salita "a scaletta" prima di poter cominciare la discesa vera e propria. La guida avvisa di seguirlo in fila indiana e di non superarsi: in alcuni punti si rischierebbe di finire in un crepaccio.</p> <p>Sciando sulla neve fresca, la tecnica di sciata è diversa da quella che si ha normalmente sulle piste battute: bisogna cercare di stare il più leggeri possibile per non sprofondare e poter così riuscire a controllare gli sci per girare e frenare. La guida si ferma spesso per vedere che tutto il gruppo l'abbia seguita. Lo spettacolo intorno è molto bello, la cima del Bianco svetta sulla sinistra e venti in quota alzano un po' di neve che avvolge la punta del Gigante.</p> <p>Un elicottero arriva dal fondo valle e si posa a circa 500 metri dal nostro gruppo, passando successivamente in quel punto scopriremo che qualcuno è caduto in un canalone che ha ceduto al passaggio sotto il suo peso. Ci si ferma a mangiare su alcune rocce che le temperature calde degli ultimi giorni hanno scoperto facendo sciogliere la neve.</p> <p>Da quando si riparte ci saranno ancora circa 45 minuti di sciata prima di salire su di una lunga scala che dal fondo della valle porta ad una piccola funivia che a sua volta porta alla stazione di Le Montenvers da dove parte un trenino rosso che conduce a Chamonix (il versate francese del monte bianco). Li ci si rilassa con una birra al pub prima di prendere la corriera che, via Tunnel del Monte Bianco ci riporta a Courmayeur. </p> <p>Sci Club Gerenzano, Filippo Angaroni</p> <p><img src="images/stories/viaggi/bianco/monte-bianco-2.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/bianco/monte-bianco-3.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/bianco/monte-bianco-4.jpg" border="0" alt="" /></p> <p><img src="images/stories/viaggi/bianco/monte-bianco-5.jpg" border="0" alt="" /></p></div>