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sagrato della chiesa di gerenzano con la pioggia sagrato della chiesa di gerenzano con la pioggia
20 November 2013 Written by 

Sotto il campanile di Gerenzano (senza campane)

 Gerenzano, 26 Novembre 2003 - Il campanile di Gerenzano e' senza campane.

Problemi di manutenzione straordinaria al campanile ed alle campane stesse hanno indotto la parrocchia a lasciarci senza il bel suono delle nostre campane fino a lavori ultimati. Le novita' costringono a guardarci attorno con occhi nuovi e vedere quello che spesso distrattamente e per abitudine non si nota neanche piu'.

La via dell'oratorio senza auto permette alla gente di fermarsi a chiacchierare sotto il campanile. Frettolosi viandanti transitano in prossimita' del sagrato della chiesa, abbellita dalla luce soffusa che solo una giornata piovosa puo' dare. Finalmente la qualita' dei materiali usati per il sagrato e l'accuratezza della loro messa in opera e' compatibile con la bellezza della facciata della nostra chiesa (ma quanto ci e' costato in termini di costi aggiuntivi, tempo e bile?.....e non e' ancora finita!).

La cooperativa vive una agonia che si protrae da anni. Dopo la chiusura del bar vedremo anche quella della Despar e della Macelleria? Eppure e' una bella costruzione che, restaurata e resa viva da nuovi negozi e bar, ridarebbe importanza e decoro alla piazza. Il solito inutile ed antiestetico tabellone del comune occlude la vista della facciata della chiesa. Le foglie sul prato del giardinetto danno una bella pennellata di colori autunnali alla piazza ma sono indice di trascuratezza. Il giardinetto e' il nostro biglietto da visita. Perche' non tenerlo pulito ed abbellirlo con un roseto e tanti fiori?

GPA.

 

 

 



Redazione

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Negli assedi, nelle prigioni, nelle cantine su pezzi di carta di fortuna si scrivono poesie. Il partigiano jugoslavo Ante Zemliar ne scriveva durante la guerra in montagna contro i nazifascisti. Le scriveva su quaderno. In sua assenza i compagni la trovarono e con la carta fecero sigarette. Non c’era molto per fumare e Ante sa che anche così le sue poesie hanno avuto respiro. Il partigiano Zemliar dopo la guerra vinta ha fatto cinque anni di prigionia nella colonia penale di Tito, Goli Otok, isola nuda. Anche lì scriveva poesie con un pezzetto di carbone nell’unghia su pezzi di cartone, di nascosto. Nel ghetto di Lotz nel 1943 Isaia Spiegel scriveva nel suo yiddish braccato: "Il mio corpo è un pane/calato in un calice di sangue"

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